” -10 ….MATTO DA LEGARE”

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Ciao a tutti..

Mancano “solo” dieci giorni all’Ultra Trail di Annecy, ma questi dieci giorni nella testa di un Atleta possono diventare “dieci anni”.
Adesso che la preparazione è stata portata a termine e non ho più niente da chiedere al mio corpo, fino a giorno 30 Maggio, più o meno intorno alle cinque del mattino, entra “pesantemente in gioco la testa”.

Domenica parteciperò all’Ecotrail della Pizzuta perchè nonostante ci conosciamo da poco tempo (e sia uno dei miei rivali sportivi più agguerriti e forti) nutro un profondo rispetto per “Nino Camarda” , quindi non potrei mai mancare ad un evento che lo vede oltre che concorrente, anche organizzatore, essendo il caro Nino proprio di Piana degli Albanesi.

Come ti ho promesso, “Io ci sarò”

Ma la mia testa sta girando già come un frullatore, per quanto si possa programmare ed organizzare al meglio “una tattica” per affrontare un Ultra Trail, in 86km e più di 12h di gara ci sono tante di quelle “variabili” impossibili da prevedere che rendono proprio competizioni del genere come qualcosa che ti rimane dentro per sempre, da raccontare ad amici, parenti, familiari, a chi prima ti capita a tiro.

Sono avventure vere e proprie, sai quando parti ma non sai quando arriverai.

“Che scarpe utilizzo?” Quelle che ho messo per tutto l’anno, affidabili e già pronte per i miei piedi ma troppo leggere per una gara cosi lunga, oppure delle scarpe un po’ più pesanti ma che ho utilizzato meno e che quindi potrebbero portarmi problemi che alla lunga potrebbero risultare davvero fastidiosi e decisivi.

Uhm.. me le porto tutte e due e nella sgambata del giorno prima correrò con entrambe, se non avrò problemi con quelle un po’ più pesanti opterò per quest’ultime.

Abbigliamento; calze, pantaloncini, maglia a manica lunga, manicotti, guanti, cappello, occhiali, canotta, giacca anti vento, fascia collo, panta calza…. che tempo ci sarà quella mattina? Che temperatura ci sarà? Pioverà o ci sarà il sole ?

Io spero nel sole ovviamente, una canotta e via senza problemi, si corre meglio, si è più leggeri.

Nel camel back c’e’ comunque spazio per tutto, si può partire più pesantucci, (a “cipolla”) e spogliarsi mano a mano che passano le ore, oppure rischiare di partire leggeri soffrendo un po’ inizialmente ma riuscendo ad avere un efficienza di corsa migliore.

Già so che la mia notte sarà insonne, la partenza alle 5 del mattino ti obbliga ad una colazione non più tardi delle 3.30 e quindi ad una sveglia per le 3.
Immaginando la tensione che mi avvolgerà, ritengo improbabile riuscire a prendere sonno, ma nelle mie due precedenti esperienze Ultra non è che io abbia dormito, per cui questa non è una preoccupazione.

“Cosa mi porto da mangiare?”

In occasione dell’Utra Trail del lago d’Orta ricordo di aver portato con me (8 barrette, 6 gel, uno stick di pastiglie, 2 buste di polase e cibi solidi), a parte i solidi, ho consumato ognuna di queste razioni, nonostante tutti i ristori fossero veramente ricchi sia in liquidi che in solidi (scusate la ripetizione).

A parte il primo rifornimento (erano appena le 6.30 del mattino) dove ho solo bevuto un tè caldo, durante i successivi 10 o 12 ristori ho sempre mangiato tanto (soprattutto fette biscottate e marmellata e bevuto ancora di più), ripartivo da ogni ristoro abbastanza “ricaricato” (non abbuffato sia chiaro, anche perchè in gara sono “di fretta” e non mi fermo con calma a chiacchierare con gli altri concorrenti o a mangiare), conosco il mio corpo abbastanza bene e capisco di cosa e di quanto ho bisogno.
Dopo circa venti minuti dal rifornimento mangiavo una barretta o un gel (bevendo sempre molto per non appesantire lo stomaco) e fino al 90esimo km è andato tutto bene.

Al 90esimo, dopo circa 14h di gara ho avuto praticamente un principio di svenimento non riuscendo a camminare neanche in discesa, ma fortunatamente l’ultima barretta rimasta è riuscita a sostenermi fino alla fine.
E’ stata come la “barretta magica”, non appena mangiata una scarica energetica mi ha attraversato e permesso di arrivare pimpante al traguardo.

Capitolo “percorso”

Studio minuziosamente quel “fantastico disegnino” che rappresenta alla perfezione ogni salita, ogni discesa, ogni km e ogni dislivello altimetrico.. l’unico problema è che non rappresenta il tipo di terreno, quindi tante volte meglio una salita “liscia” che una discesa tra massi, rovi e fango.
Questa è una delle variabili che non puoi conoscere a meno di non aver già partecipato alla gara.

Il momento più brutto è la partenza, il momento più duro è metà gara e le crisi fisiche e mentali, il momento più bello è l’ultimo km.

Ma poi a ben pensarci l’indomani, “Il momento più bello è tutta l’intera avventura”, i giorni precedenti, la gara ed il post gara.

Ognuno di questi momenti si porta dietro delle sensazioni e delle emozioni difficile da spiegare, si passa dall’eccitazione alla paura, dalla grinta alla rassegnazione, dal maledire il fatto di partecipare all’orgoglio di essere li, dalla frustrazione di alcuni momenti alla soddisfazione di altri.

In gara parli continuamente con te stesso delle volte anche a voce alta, parli con le tue gambe che vedi li per ore ed ore fare avanti e indietro avanti e indietro.

Solitamente gli dico e mi dico cose come queste ;

“Forza Ciccio, forza compà non mollare”

“Forza amiche mie siamo una cosa sola, vai forza forza”

“Ma chi minchia te l’ha fatto fare coglione, i tuoi amici sono distesi a mare, tu qui a buttare sangue, perchè?”

“Grazie Ciccio, grazie di avermi portato qui…. noi qui a vivere qualcosa che gli altri difficilmente vivranno e gli altri distesi in spiaggia a non fare niente”

“Non mi abbandonate adesso ragazze, forza”

“Stiamo arrivando stiamo arrivando, c’e’ il ristoro, si mangia, c’e’ il punto vita, c’e’ l’arrivo….”

“Andiamo a prendere sto coglione qui davanti..avanti dai…”

Potrebbero sembrarvi “follia e delirio”, ma non è altro che la verità.
In gare come queste si entra uno stato psichico particolare, mente e corpo si fondono come mai mi era accaduto in nessun’altra esperienza nella vita.

Mai come in quei momenti ti senti solo con te stesso (ma in senso positivo), ci sei solo “tu”, c’e’ solo “lui” … “voi due”, “noi due” e dovete fondervi (dobbiamo fonderci) e arrivare fino in fondo.

Bene, vi ho raccontato solo alcuni dei pensieri che mi frullano per la testa in questi giorni….

Riuscirò a gestirli e arrivare pronto, lucido e sereno alla partenza come sempre.

In fondo andiamo li solo per correre e divertirci, due delle cose più naturali nelle vita

C’è chi si diverte davanti una birra, c’e’ chi si diverte cosi 😉

Ciccio

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