LA MIA LUT

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Ciao a tutti

L’acronimo “LUT” potrebbe voler significare qualsiasi cosa all’orecchio di una chi che sia persona… diverso è il discorso se questa persona (oltre a essere tale) è anche un Ultratrailer..

Lavaredo Ultra Trail / 120km per 5.800mt di dislivello positivo / a spasso tra le Alpi orientali in quelle che sono chiamate Dolomiti. Una delle manifestazioni di Ultratrail più importanti, dure e prestigiose al mondo che ormai da tempo è inserito all’interno del circuito Ultra Trail World Tour.

L’aria che si respira in effetti è davvero Internazionale con Atleti di tutto il globo che arrivano fino a Cortina D’Ampezzo per colorare e riempire di vita questa piccola località che si trova alle falde di quei giganti di pietra che saranno da noi amati e odiati, nello stesso tempo.

Tutti i migliori sono qui ed essere presente tra loro è per me motivo di grande orgoglio e motivazione, potermi mettere a confronto con Atleti che stanno scrivendo pagine importanti di questo fantastico Sport mi da una carica speciale.

La “Lut” è stata per me l’obiettivo stagionale (ce ne saranno sicuramente altri, ma nessuno almeno per quest’annata raggiungerà mai la sua importanza), la studio e preparo da mesi e non sono venuto qui a passeggiare ma bensi a cercare di dare tutto me stesso per ottenere il miglior crono possibile.

Mesi e mesi a macinare km e dislivelli, mesi e mesi a prendere parte a gare su qualsiasi distanza e terreno (passando dalla maratona su strada all’ultratrail) per arrivare pronti alla notte del 24 Giugno. Preparare queste gare è davvero impegnativo tanto a livello mentale quanto fisico, perchè devi arrivare allo Start nella migliore condizione psico-fisica possibile altrimenti tutto rischia di trasformarsi solo in una sofferenza infinita.

L’Ultratrail non si prepara solamente correndo tanti km nei mesi della preparazione, perchè la sola resistenza fisica non basterebbe, durante gare di questo genere si va incontro a pesanti crisi psico-fisiche in cui non ci vuole nulla a staccare il chip e ritirarsi, bisogna per cui curare la preparazione mentale quanto (se non più) quella fisica, come si fa ?

Non chiedetelo a me ..
Io penso che questa sia una sfera particolarmente soggettiva, ognuno di noi ha il proprio modo di preparare e far accettare alla mente di intraprendere e affrontare un viaggio del genere, perchè siamo tutti diversi l’uno dall’altro, nessuno è uguale.

Io vado a piccoli step durante la gara, prendo in giro la distanza (mi illudo di farlo), gioco al limite della superficialità con me stesso ma sempre tenendo ben saldo quella linea rossa che è presente sul mio pettorale che mi indica inizio e fine.

Io gioco, lo prendo in giro cosi l’Ultratrail..

Quando arriva la crisi devi saperla affrontare, devi saper essere freddo e calmo nelle decisioni perchè se sbagli rischi di compromettere tutto e fallire. Finora sono sempre riuscito a venire fuori da ogni crisi in ogni gara e spero di riuscire a farlo sempre.

Come ripeto sempre la mente conta quanto il corpo..

Cortina 24 Luglio..
L’aria è calda sul display della macchina vediamo scritto 33 gradi, che godimento per uno come..

La Lut a differenza della altre gare non parte la mattina ma bensi alle 11 della sera.
Motivo per il quale hai una giornata intera per metabolizzare il tutto e caricarti di una tensione infinita che rischia di sfociare in follia.. bisogna stare attenti a non scoppiare altrimenti è finita già prima di iniziare.

Con Ketty decidiamo di fare una gita a Passo Giau per ammirare le meraviglie che questo angolo di pianeta ci regala, lo spettacolo è davvero suggestivo, le Dolomiti sono fantastiche..

Passeggiando ci immettiamo senza volerlo sul sentiero di gara ci sono i nastri rossi a ricordarmi cosa mi aspetta di li a poco..

Certo se arrivi a Passo Giau (100 km) sei già a buon punto, infatti tra me e me non vedo l’ora di rimetterci piede..

La mattinata scorre veloce che neanche ce ne accorgiamo, un piatto di pasta asciutta a pranzo segna l’inizio di un infinito pomeriggio di passione..

Non lo so cosa ho fatto nel pomeriggio, di sicuro ho passeggiato e fatto qualche esercizio, ho preparato minuziosamente l’occorrente per la gara, ogni barretta nella tasca giusta, ogni spazio sfruttato a dovere nella maniera più pratica possibile per limitare al minimo ogni fastidio e perdita di tempo in gara alla ricerca dell’integratore giusto, dei guanti o dell’orologio da cambiare..

Bisogna ridurre gli stress esterni al minimo, sembrano sciocchezze ma non lo sono affatto.
Si corre sempre su un sottile filo mentale tra follia e razionalità e bisogna far di tutto per non inciampare e cadere nella prima.

Intorno alle 19 ci dirigiamo verso il palaghiaccio per consegnare la borsa che troveremo alla base vita del 66esimo km, dove è a disposizione degli Atleti un pasta party.
Due porzioni religiosamente in bianco con olio e parmigiano e via di nuovo in albergo, sono circa le 8.30 mancano due ore e mezza ancora, una vita.

Roby e Lara sono a riposare ed io giro nervosamente in albergo.
Il dramma si consuma intorno alle 21 quando tuoni, fulmini, lampi, vento e pioggia avvolgono Cortina per un’infinita ora e trenta minuti.

Da 30 gradi sole e caldo.. si passa a queste condizioni meteo per me drammatiche 🙁

Scendiamo in sala colazione ci sono Ketty e la Gennaro family.. iniziano a scendere gli altri atleti presenti nella struttura e tutti siamo concordi a imprecare contro il meteo che come per magia però alle 22.50 cessa improvvisamente la sua furia riportando la calma su Cortina.

Certo avrà bagnato e reso scivoloso tutto per non parlare dei fanghi, ma almeno non partiremo fracidi d’acqua.

Il tempo di un bacio a Ketty e via dentro la griglia per lo start.

La Lut è partita non me ne rendo conto ma sono in gara..

I miei ricordi nel periodo che vanno dalle 23 a circa le 4 del mattino sono vaghi…
Ricordo un elastico con altri runners nei primi 35 km tra gli iniziali sali e scendi e ricordo il ristoro del 35km (il secondo) dove incontro Yulia con cui staremo insieme fino al rifugio Auronzo ai piedi delle tre cime di Lavaredo.

Il tratto che ci porta verso il rifugio Auronzo lo percorro in piena notte ed è qui che incontro le prime difficoltà infatti poco prima di arrivare al Lago di Misurina un sottobosco umido e fangoso mi regala le prime (e ultime) due cadute faccia a faccia con il fango 🙂

Soffro questo tratto e sono costretto a rallentare un po’ ( tanto so che passato il lago, la salita che ci porterà alle tre cime mi gusta parecchio e potrò recuperare il tempo e le posizioni perse) infatti è proprio ciò che accade.

E’ una bella salita non molto tecnica ma parecchio impegnativa, dalla terza ora in poi ho gia’ iniziato a far uso di integratori (come da mie tattiche personali / dopo la terza ora mangio ogni ora che sia dolce o salato che sia barretta o ristoro), non voglio mai portare il corpo alla crisi di fame o energetica perchè poi riprendersi non è facile, richiede tempo oltre a produrre ulteriore stress mentale. (In tutto questo sono coadiuvato dalla professionalità del mio Amico e Dottore Cinà della Parafarmacia Don Bosco)

Alle falde della rocciosa cresta che scorgo sopra di me mi reintegro ed è come quando Braccio di ferro mangia gli spinaci con la sola differenza che a lui gonfiano le braccia mentre a me si accendono le gambe..

Mi bevo facilmente questa salita e arriviamo al rifugio Auronzo siamo più o meno al 50 esimo km, fa freddo in quota ed è appena l’alba, uno dei vantaggi di essere nei gruppi di testa è che ai ristori non fai la fila (perchè si è in pochi) in gare come queste è un particolare molto importante, non perdi tempo mangi e riparti senza fermarti o raffredarti.

Auronzo però mi scatena la prima vera crisi, durerà dal 50esimo fino al 68esimo che per fortuna sono divisi tra discese e pianure.

All’interno del rifugio la temperatura è alta mentre all’esterno fa freddo, un mix micidiale che mi colpisce come un pugno in pieno volto.

Cerco di ingannare la sofferenza aggiornando chi mi segue su posizione e tempo in gara, questo mi permette di staccare un attimo la spina e ricaricarmi mentalmente.

La nebbia aimè, mi impedisce il privilegio di vedere le tre cime di Lavaredo.. una lunga discesa mi aspetta adesso. Notoriamente odio le discese, rallento e perdo qualche posizione ma non c’e’ alternativa devo gestire questa fase con intelligenza e buon senso, la gara è ancora molto lunga.
Ascolto il mio corpo e lo accompagno dolcemente alla base vita di Cimebanche, km 68.

Nel mentre da casa chiedo info sulle posizioni di Lara e Roby e sono confortato dal saperli pimpanti e vivaci in gara..
La mia unità di crisi capitanata da Maurone è sempre sul pezzo e mi tiene compagnia durante l’interminabile avventura, ogni tanto leggo le discussioni che tengono acceso il mio cervello, oltre a farmi fottere dalle risate

Arrivato alla base vita mi cambio velocemente la maglia e mangio abbastanza per rifocillarmi, una lunga salita ci aspetta prima del ristoro successivo.

Il sole è alto e la temperatura si è alzata finalmente sento caldo e questo mi aiuta a riprendermi, dopo una lunga crisi è ciò che ci voleva.

Siamo circa al 75esimo quando si iniziano a delineare le posizioni, in linea di massima i miei compagni di viaggio sono un Ampezzano (Massimo) che cerca di limare il personale, una ragazza Piacentina che è tra le prime sei (Marta), il simpatico Polacco Robert e Keyta un Giapponese che mi svernicia in discesa ma a cui lascio il fumo ad ogni salita..

Iniziamo la scalata di 10km di Val Transavenanzes.. un infinita e micidiale salita in cui mancano ristori ma che ci regala panorami mozzafiato.
Qui il gruppo si sgretola ognuno segue il suo passo, la sua gamba..
Mi ritrovo solo in vetta dopo un ora e mezza buona di percorrenza, fa un caldo bestiale ed ho sete, il mio camel back è prosciugato, la visione di una roccia da cui fuoriesce acqua è per me oro..

Bevo e mi riprendo.

Nel mentre incrociamo i runners della gara corta, c’e’ qualche volto conosciuto che mi sprona e si avanti cosi.

Poco dopo la cima circa al 90esimo km sento gridare.. “Fate passare il Gladiatore, un Gladiatore Siciliano..” vorrei ridere ma non ce la faccio.. è Gaetano Greco che urla a squarcia gola per incitarmi.. una potenza vocale mai vista prima 🙂

Iniziamo a scendere e si arriva a Col Galina km 95, c’è un botto di gente che ti incita è il caos ma è bellissimo, restano le ultime forche e poi la discesa finale..

Ho sentito Ketty comunicandole da li a qualche ora il mio arrivo, speravo di vederla al Giau ma un incidente aveva bloccato le strade di accesso..

Dal 95 esimo si sale al rifugio Averau 2.500mt passando per un ghiacciaio, qui mi scateno iniziano le salite massacranti che mi esaltano, sorpassi a “mucchi” con la gente della “corta” che mi incita, Io l’unico pettorale rosso (il rosso è la lunga, il blu la corta) che mi faccio largo e loro increduli perchè sanno bene che sono al 100esimo quasi e ho forza di correre e scalare da vendere ancora.

Tra me e me so che è il momento di fare la differenza perchè poi in discesa per i dolori perderò nuovamente.

Arrivo ad Averau, fantastico, da lissù ti sembra di dominare il mondo.

Un tratto scorrevole mi porta al Giau una marea di gente anche qui ci accoglie e fa festa, mi manca l’ultima forcella, la forcella Giau…

E’ una parete verticale in cui mi scateno nuovamente, c’e’ gente distesa o completamente scoppiata,
Io mi esalto c’e’ salita sotto un sole cocente, la mia condizione preferita 🙂

Una dolce discesa di strada bianca mi porta al rifugio Croda Lago, un cartello enorme indica meno dieci.

Non ho nessun particolare problema a parte i quadricipiti in fiamme ed in discesa non c’e’ condizione peggiore, dall’esaltazione della salita al dramma sportivo della discesa.

Mangio (penso) la mia 15esima banana e via giù..

I primi km li devo camminare alternandoli a una leggera corsa, poi inizia un sottobosco verticale in picchiata ed i dolori aumentano, subisco 4 sorpassi.

Terminato l’incubo del bosco vedo che mancano 5 km all’arrivo e 30m per stare sotto le 18h..

Vedo Cortina illuminata dal Sole ma sembra cosi lontana..

Dico tra me e me ..”adesso o mai più”..

Percorro gli ultimi 5 km con una media di 4.15/20 non so neanche io come, sorpasso tutti come un invasato e giungo sul rettilineo ciottolato dell’arrivo tra gli applausi della gente esaltata da una corsa energica e potente nel finale dopo 120 km infernali…

Chiudo in 17h52, sono felice .. potevo fare meglio ci riproverò l’anno prossimo..
Lavorando sulle discese posso togliere almeno 30m a questo crono, ne sono convinto

Cerco Ketty e vedo le sue braccia protese ed il suo sorriso dietro la transenne .. vado da lei ci abbracciamo ed io sono felice cosi, questa è la mia vita.

La Lut mi ha lasciato dentro sensazioni uniche che non vedo l’ora di rivivere l’anno prossimo…
Si ..
Abbiamo appena tagliato il traguardo ma già penso al prossimo..

K E E P
T
R
A
I
L

Francesco

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