BOTTI D’ESTATE SULL’ETNA

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Il botto sull’Etna per una volta non proveniva da quota 3200mt all’altezza dei crateri sommitali, ma molto più semplicemente da quota 1800 in picchiata verso Linguaglossa.
Ma vediamola la storia di questo botto…..

Raidlight Etnatrail è la regina del Trail Siciliano per tutta una serie di motivi che vanno dalla varietà degli scenari incontrati durante il percorso alla professionalità di chi si spende 12 mesi l’anno per la riuscita dell’evento.

Nonostante provenissi da due Ultratrail nel giro di 90 giorni (come i miei inseparabili compagni d’avventure Lara e Roberto) per me, come che per loro era impossibile non presentarsi allo start di una gara per noi unica e particolare.
Certe volte bisognerebbe dire “questa dovrei saltarla” ma all’atto pratico è praticamente impossibile tenere fede a certi criteri di razionalità fisica e quindi come sempre accade, cercando di recuperare come un’aeromobile tra un volo intercontinentale ed un altro siamo pronti al decollo di questi 90km di pura passione.

La sveglia suona alle due di notte (di solito sono appena andato a letto alle due), lo shock è notevole.
Dopo una ventina minuti cercando di metter giù qualcosa per colazione riusciamo a completare le procedure di rifornimento e iniziamo a prepararci per la partenza.
Roby corre dentro casa, Lara fa esercizi ed io sulla sedia ho difficoltà anche solo a pensare di muovermi!

L’aria è già calda alle quattro del mattino di questo non mi posso di certo lamentare ma per affrontare una gara di questo tipo devi esserci con la testa ed io alla partenza mi rendo veramente conto che non ho voglia di soffrire mentalmente (più che fisicamente) per tutto quel tempo, ma ormai sono sulla bicicletta e devo pedalare.

Come sempre accade delle prime due ore ho solo ricordi frammentati, ricordo le nubi di polvere del primo tratto, il vigneto Gambino di cui Roberto mi illustrava le qualità, Carmelo che alle prime luci dell’alba ci spronava a correre e ricordo quando abbiamo raggiunto Lara circa al decimo km.

Finalmente la luce del Sole rende tutto più bello!

In tutto questo sono passati circa 25km e nonostante mi senta veramente uno zombie sono insieme a Roberto e Giacomo rispettivamente quinto, sesto e settimo.

Siamo al Citelli ci aspettano cinque km con 1000mt di dislivello positivo ed una rampa finale a 2800 veramente infernale.

Carico il camel back, mangio e si sale.

Sto relativamente male ma fortunatamente la salita è il mio pezzo forte, nonostante le sofferenze patite tra un passo avanti e due indietro nelle parete finale della riusciamo a raggiungere il quarto sopravanzandolo.

Adesso mi ritrovo con Giacomo al quarto posto, Roby è rimasto dietro in questa tratto.

Il vero e solo grande problema consiste nel fatto che veramente non ne ho già più (io lo sapevo perfettamente) e siamo solo a trenta km.

Cerco di pensare come riuscire a gestire le energie fisiche e mentali che mi sono rimaste e nonostante tutto riesco ad arrivare a Piano provenzano insieme a Giacomo che vedo correre con brillantezza mentre io faccio una fatica tremenda!

Siamo al 45esimo qui c’è un ristoro ricchissimo devo mangiare per riprendermi almeno per un po’, tra pane, formaggio e crostata conditi da molta coca cola riesco a rifocillarmi abbastanza.

Ho rotto le ghette e le scarpe mostrano lacerazioni importanti, so perfettamente che questo rappresenterà un grosso problema soprattutto nell’ultima parte dove andremo incontro a canaloni di sabbia lavica lunghissimi poveri piedi.

Il terzo concorrente in gara è al ristoro con noi lo abbiamo preso, non so sia stato un bene o un male perchè nonostante il fisico non ce la faccia assolutamente più la mia testa al contrario invece sente profumo di podio e quindi si torna a spingere.

Un tratto di Star in salita per circa quattro km e giù in discesa per altri cinque.

Qui incontriamo Vito “alieno” Massimo Catania, scarpe distrutte e voglia di ritirarsi ma tra un bicchiere di coca e un pezzo di grana si riparte tutti e tre insieme verso il tratto più duro di tutti cinque km di colata lavica esposta al cento per cento con spuntoni taglienti come lame e fratture capaci di inghiottire una persona.

Al 60esimo il mio primo botto !

Vito se n’e’ già andato e Giacomo nel giro di due minuti non lo vedo più.

Picciotti il buio assoluto in questi cinque km, davanti il vuoto, dietro il vuoto.

Solo per due ore con “vettine” continue nella speranza che alla successiva vedessi la star (la salita che porta a 3000), si è continuato in questo deserto lavico all’infinito, ho sofferto come un cane con il solo e unico pensiero fisso per il ristoro del 65esimo dove mangiare e riprendermi.

Tra me e me avevo comunque capito che era finita, non ne avevo più.
Un atleta lo sa quando è finita, non ho voluto mollare e con molta sofferenza sono riuscito a raggiungere finalmente il ristoro.

Ero ancora quarto e non so come, dietro non c’era nessuno ed io avevo camminato con difficoltà per quasi due ore!
Questo mi ha spinto a continuare.
I ragazzi del ristoro chissà cosa avranno pensato vedendomi mandare giù senza sosta coca cola, anguria, biscotti, cracker e banane per almeno dieci minuti!

Ma comunque sono ancora vivo e riparto verso quota 3000.

Qui tutto sommato un po’ mi ero ripreso vedevo il terzo sopra di me ed il quinto dietro, questo mi ha aiutato ancora a non mollare e lottare, la gara era aperte e le posizioni appese a un filo.
Ho lottato senza tregua fino a 3000, sono riuscito a scendere verso l’osservatorio al 72esimo senza ghette e con il tallone ormai a terra visto che le scarpe si erano totalmente lacerate.

Altri tre km in picchiata nel canalone e mi ritrovo di nuovo a piano Provenzano.
Sono sempre quarto e mancano 15km tutti in discesa (il problema è proprio questo la discesa), fosse stata salita sarebbe stato più facile per me.

Qui cercano di aiutarmi con un paio di scarpe nuove ma non c’era il mio numero e quindi riparto con una gomma bucata.

Per altri cinque km fino all’ottantesimo ho retto correndo in discesa abbastanza allegramente, avevo già capito che il podio era impossibile ma chiudere quarto con un tempo dignitoso sotto 15h era tutto sommato accettabile viste le condizioni di giornata.

Ma il peggio doveva ancora arrivare, all’81esimo km è sceso il buio.
Era finita.

Non riuscivo neanche più a stare in piedi e ho iniziato a camminare, in tasca avevo ancora un gel ma nonostante sapessi che prendendolo sarei riuscito a strisciare verso il traguardo non ho avuto il coraggio di metterlo in bocca, se lo avessi fatto avrei vomitato dopo un secondo.

Ho accettato la resa del mio fisico e ho camminato per 9 km, sono stato sfrecciato da Roby che conoscendomi bene ha capito che non era il caso di insistere a incoraggiarmi a correre e ho subito altri 2 sorpassi.
Ho camminato per quasi due ore in discesa e subito solo tre sorpassi questo rende l’idea di che genere d’inferno atletico sia stato l’Etna.

Tra una chiamata del mio caro amico Giuseppe Cuttaia (ci sei mancato). di Ketty che mi aspettava all’arrivo (preoccupata del non vedermi tagliare il traguardo) e di Lara (che mi diceva del suo saggio ritiro al 75esimo) ho trovato la forza di reagire e correre l’ultimo km chiudendo all’ottavo posto in 16h33m.

Ovviamente non sono assolutamente soddisfatto ne del crono ne del piazzamento, puntavo al secondo posto con almeno due ore in meno ma ho dovuto accettare la resa del mio fisico per questa giornata e cercare di contenere il più possibile i danni.

Il ricordo che mi porto dietro è comunque positivo, l’Etna è fantastica, maestosa, immensa, i suoi organizzatori nonostante lo spessore Internazionale della gara ti fanno sentire uno di famiglia, sono li sempre a sostenere e aiutare chiunque dal primo all’ultimo e non ci hanno fatto mancare nulla.
Carmelo Santoro ha perfino percorso gli ultimi 15km insieme all’ultimo degli arrivati scortandolo in sicurezza fino al traguardo.

Che dire ci rivediamo come sempre l’anno prossimo!
Impossibile mancare sull’ETNA!!

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