IL MIO PEGGIOR NEMICO….

neve

C’è sempre “una prima volta”, questa, speravo arrivasse il più tardi possibile ma, come il “destino spesso decide per noi” è arrivata proprio nel giorno in cui puntavo dritto alla vittoria.

Non amo il freddo, ma fino ad oggi non avevo avuto modo di provare che anche il mio corpo non lo tollera nella maniera più assoluta, in 31 anni questa è stata la prima volta in cui ho avuto veramente a che fare con lui.
Tante volte ho corso sotto pioggia, vento, fulmini, vento o altri agenti atmosferisci contrapposti al mio “amato SOLE” o alle mie “AMATE TEMPERATURE TASSATIVAMENTE SOPRA I 20 GRADI..”

Oggi è stato diverso, la bufera di neve della 0-3000 dello scorso Giugno a confronto è stato nulla, non sentire più il proprio corpo è una sensazione che non auguro a nessuno.
Alla partenza ero già bello infreddolito nonostante ben tre maglie, due giacche termiche, una smanicata e una lunga, una giacca antipioggia, cappello, fasciacollo, guanti e altre piccole accortezze che speravo riuscissero a coprire più “spazi” possibili del mio corpo.

So perfettamente che il mio punto debole sono le mani, infatti tutto ogni volta parte da li, è successo sulle Alpi, sull’Etna ma anche in città, ma in un modo o nell’altro ne ero riuscito a venire sempre fuori.
Questa volta è stato diverso, dopo i primi 5km mi trovavo nel gruppo di testa insieme a Enzo Taranto e Salvatore Di Marco, la gamba girava perfetta e andavo tranquillo e spedito.
Ma sentivo che il gelo continuava a crescere, le mani bruciavano sempre di più, cosi come i piedi, la bocca, il petto..bruciavo un pò tutto in pratica.
Il colpo di grazia è stata la prima bufera di neve, circa all’ottavo chilometro, non tanto per la neve che di per se non è fastidiosa, ma per il vento gelido che ci ha investito in tutta la sua furia e tutta la sua potenza.
In quel momento ho capito che continuando (nonostante sentivo perfettamente di poter lottare per vincere), avrei messo in periocolo la mia salute (anche a causa di alcune carenze organizzative di cui racconterò più avanti, “critiche”, anzi, “osservazioni, punti di vista” con cui voglio solo dare il mio contributo nel migliorare questo genere di manifestazioni e non scaricare colpe su nessuno), e a malincuore ho preso la decisione di ritarmi.

Nei successivi 2km ho solo sperato di scorgere la Jeep dell’organizzazione, 2km interminabili, ma, finalmente dopo soli 10km e un’ora di gara mi sono diretto verso quella “splendida” Jeep chiedendo che mi fosse aperta la portiera perchè con le mani non riuscivo neanche più a toccarmi il viso.
Essere il primo a ritirarsi non è facile, ritirarsi non è facile, ritirarsi quando sei consapevole di poter vincere è uno “strazio agonistico, sportivo”, ma non potevo fare altrimenti.
Ho passato un’ora chiuso in quella “scatola” davvero brutta, mano a mano, da uno, siamo diventati cinque.
La bufera imperversava sempre più forte e vedere passare “atleti” senza neanche i guanti e in pantaloncini mi ha messo i brividi, ma mi ha fatto anche pensare che certa “gente” è davvero incosciente, non si può correre in quelle condizioni equipaggiati in maniera cosi leggera e non si può far proseguire concorrenti in quella tormenta in quel modo.

Per fortuna tutto è bene quel che finisce, ma io non la penso cosi.
Dopo quasi due ore, due ore, finalmente un mezzo di soccorso è venuto a recuperaci, arrivato in zona partenza ho passato tutto il resto del tempo davanti una fonte di calore fino a quando non sono andato finalmente a fare una doccia calda. Per farla breve ho riacquistato una temperatura decente intorno alle prime ore del pomeriggio.
Ma di questo non do colpe a nessuno, il mio corpo non regge il freddo, fatemi correre 100km sotto il SOLE a 40 gradi, ma datemi solo 2km ad una temperatura sotto lo zero, come stamattina, e io finisco congelato in due minuti.

In linea di massima questo è il mio racconto, quello che mi rimane dentro (nonostante la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta) è l’amarezza di non aver concluso la gara, di essermi ritirato, di non aver potuto vincere, perchè, non l’ho mai negato, corro sempre per arrivare il più in alto possibile.

Vorrei però spendere qualche riga sull’argomento sicurezza in condizioni di gare di una certa distanza e in condizioni meteo estreme, come è accaduto oggi.
Sono osservazioni che mirano a migliorare il nostro “mondo”, non sono “critiche” che puntano a distruggere o a puntare il dito contro nessuno.

Intanto sarebbe opportuno secondo me, durante la stagione organizzare due o tre incontri tra organizzatori e atleti per confrontarci, per ascoltarci, per crescere, il dialogo porta a migliorarsi, il silenzio, il “muro”, porta invece a restare fermi sulle nostre posizioni e a fare sempre di testa nostra.
Il movimento Trail in Sicilia grazie all’impegno di Aldo Siragusa e del suo staff sta crescendo in maniera importante, penso sia giusto che una crescita dei “numeri” sia seguita a ruota da una crescita in “professionalità”,
altrimeti la carrozzeria di una “500” non può reggere a lungo un motore di una “Ferrari” (con le dovute proporzioni, la mia è solo una metafora).

Oggi in una gara del genere c’era bisogno di un ristoro almeno ogni 5km, con punto di soccorso, delle coperte, delle bevande calde, dei pasti caldi. Cosi come avviene nelle tanto “famose” gare “del nord”.
Non si può non prestare attenzione a un particolare cosi importante come la sicurezza sul percorso, non è un telo termico o un fischietto che possono essere d’aiuto se resti bloccato tra un punto di controllo e l’altro per oltre un’ora, che ce ne facciamo del fischietto o del telo per resistere un’ora a temperature sotto lo zero? Abbandonati a noi stessi.
Probabilmente oggi, se avessi avuto la sicurezza di trovare un punto di assistenza ogni 5km, avrei azzardato nel proseguire, male che mi poteva andare dopo massimo 40 minuti avrei trovato aiuto o avrei potuto cmq decidere di ritornare al punto di assistenza precedente.
Sto “buttando” un idea, una proposta, in relazione a ciò che si è verificato oggi, che cosa fosse successo se uno degli atleti oggi in gara avesse avuto un problema tra il 16esimo e il 26esimo km ?? 10km quasi senza assistenza a temperature sotto lo zero, per fortuna tutto è andato bene, per fortuna.

Questo vale sia per il freddo, sia per il caldo, vale per sia per le distanze corte, sia per le lunghe.
Se vogliamo crescere, se vogliamo portare atleti di livello a correre qui tra le nostre splendide montagne la prima cosa su cui dobbiamo lavorare sono la sicurezza e l’organizzazione, per fortuna Madre Natura di paesaggi incantevoli ce ne ha regalati abbastanza, sta a noi adesso, se dobbiamo, se vogliamo fare il salto di qualità, se vogliamo portare sponsor e atleti importanti, PARLARE, CONFRONTARCI, CRESCERE e MIGLIORARCI.

W IL TRAIL E W LA NOSTRA SPLENDIDA SICILIA!

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4 Risposte a “IL MIO PEGGIOR NEMICO….”

  1. Ciao Francesco,
    Sei un Grande, ieri appena ho visto che ti sei ritirato ti ho fatto i complimenti ed ho approvato in pieno la tua saggia ed intelligente decisione. Quindi i complimenti oltre a chi ha portato a termine la gara o a chi l’ha vinta
    vanno principalmente a te che naturalmente in quelle condizioni non hai messo a rischio la vita che la cosapiù importante.
    Condivido in pieno tutto quello che hai scritto hai ragione in tutto.
    Un grande abbraccio ci vediamo alla prossima, Ciao Antonio.

  2. ciao Francesco.. non ero presente alla gara ma è bastato leggere il tuo resoconto per capire bene le condizioni a contorno. Se da una parte ricordo di avere affrontato diverse situazioni avverse (fra tutte ricordo la 24ore di Palermo e il Passatore entrambi 2013, entrambi sotto la pioggia e a Firenze anche la neve!! o altri ultra trail con pioggia e nebbia… però sono più che certo di averle superate grazie all’organizzazione… e per organizzazione intendo quello che hai scritto tu .. cioè maggiore sicurezza, controlli e assistenza. C’è poi da dire che si troveranno sempre quelli che azzardano troppo o troppo incoscienti o che non hanno capito niente.. il trail non è la strada… quest’ultima è segno antropizzato, ha una sua direzione, un verso ai bordi è possibile trovare qualcuno… il trail è in mezzo alla natura e questa può essere benevola ma se non ne conosci le regole può diventare molto ostile..ricordo di aver letto l’anno scorso di un ragazzo morto per ipotermia durante una gara, ma anche il caldo può fare le sue vittime!! Mi trovi d’accordo anche sulla possibilità di un confronto con l’Organizzazione mirato al miglioramento in senso lato di tutto il circuito… se non altro dopo tutto siamo noi i runner o no?

    1. Io spero che sei “tutti” faremo sentire la nostra voce, il nostro pensiero, allora qualcosa potrà smuoversi. Lo spero tanto 🙂

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