RITORNO ALLA LUT..

Dear Sister..

Dopo quasi due anni ritorno a scrivere pensieri, emozioni e raccontarvi di una delle mie gare, lo faccio per la Lut perchè per lei ne vale la pena.
Ci eravamo lasciati nell’Agosto del 2016 dopo le fatiche e gli incubi di una CCC iniziata bene e finita strisciando ma lo sport estremo è anche questo :), fa parte del gioco lo devi sapere e lo devi accettare.

In questo lungo intermezzo di tempo è successo di tutto, la vita è questa e si va avanti.
Come disse G.W.BUSH dopo l’11 Settembre “The show must go on”

Dopo lunghi mesi di preparazione e migliaia di km sulle gambe (anche e soprattutto in considerazione dell’Ultra Trail del Monte Bianco che correrò ad Agosto) un Venerdi di fine Giugno mi ritrovo ai nastri di partenza della Lavaredo Ultra Trail, 121km con quasi 6000mt d+ . E’una delle sei gare che appartengono al circuito Series dell’Ultra Trail World Tour, il massimo del Trail Internazionale per intenderci.
Per poterci partecipare devi qualificarti attraverso la presenza a determinate competizioni che nel corso dell’anno ti attribuiscono i punti necessari per poter prendere parte al sorteggio. I pettorali per queste manifestazioni sono infatti a numero chiuso.

Nei mesi precedenti oltre ad aver macinato km ho anche partecipato a gare sui 100km, a parecchi Trail, a diverse Maratone, a delle 6h su strada, alla 0-3000, in pratica è stata una preparazione per alcuni senza logico se non per me che vedo il mondo della corsa, in particolare delle Ultra in maniera abbastanza particolare. Ho il mio approccio, il mio metodo, la mia alimentazione, i miei ritmi, le mie manie, le mie convinzioni. Tutte nessuna esclusa vanno in contrasto con i convenzionali metodi di allenamento, di alimentazione, di preparazione, di cura e di gestione di un Ultra runner. Ma a me proprio non me ne frega nulla e vado dritto per la mia strada, per la strada che mi diverte, che non mi stressa, che mi gratifica e da soddisfazione. La mia strada giusto per intenderci.
Vi regalo solo una pillola.. 48h prima di un Ultra Trail di 120km non si dovrebbe giocare a calcetto, ma io me ne frego e ci vado a giocare lo stesso proprio perchè la parola d’ordine è divertimento !

Torniamo a Cortina..
Giovedi verso sera arriviamo in Trentino e subito ci dirigiamo verso un supermarket dove prendere le provviste necessarie, poi verso casa del caro Amico – Massimo Corrias – (conosciuto proprio in occasione della Lut 2016) che amorevolmente ci ha ospitati a casa propria facendoci sentire come nella nostra calda Sicilia.

Notti Mondiali ed subito Venerdi. Questo Venerdi non passerà mai la gara parte alle 23 e quindi sono cazzi.
Andiamo a ritirare il pettorale e dopo una passeggiata con i miei compagni di viaggio Laura, Davide e Nino torno a casa per un piattone di pasta asciutta e per un altro pomeriggio passato tra tv, partite e chiamate con Ketty, con la famiglia e con gli amici.

L’ora di cena si avvicina saliamo all’expo per il deposito borse e dopo l’ennesima pasta in bianco l’ora dello start è ormai prossima.

Quest’anno non ho vissuto bene il pre gara, troppa ansia, troppa tensione, troppi pensieri. Se ti fermi a riflettere per bene infondo devi solo correre e se stai male puoi fermarti quando vuoi, nessuno ti punterà una pistola alla tempia per continuare. Fermarsi ? Cosa significa fermarsi? Ho strisciato letteralmente sull’Etna sia nel 2016 che nel 2017, ho chiuso la CCC in ginocchio.. in pratica che io possa ritirarmi è veramente quasi impossibile. E’ accaduto solo due volte entrambe sui Nebrodi, ma li il mio nemico era l’unico che non riesco a sconfiggere (forse) il gelo.

Ai nastri di partenza della Lut ci sono i Big del Trail Mondiale, i primi 50 pettorali sono dei professionisti (alieni), i restanti 50 fino al numero 100 sono dei “praticamente” professionisti non (alieni), ciò cui infondo aspiro a diventare anche io un giorno chissà..

Arrivati in prossimità dello start ecco il blocco mentale, la mente è strana.
Chiamo Ketty, mia madre, Magnisi e poi spengo il cellulare e penso anche il cervello.
Un carro armato blindato come me perennemente in guerra (in gara) che si mette in coda al gruppo e parte praticamente camminando restando imbottigliato dopo qualche km alla vista dei primi single track in salita.

Che cosa ci passa per la testa è indecifrabile in certe situazioni, tutti i pensieri piu’ negativi dell’ultimo anno mi sono risaliti fino al cervello mandandolo in tilt e fuori giri. In tutto questo dovevo cercare di pensare a correre per 120km da solo nella notte sulle Dolomiti.

Non c’era particolarmente freddo tra i 1800 e i 2000mt fortunatamente anche se io ero cmq ben equipaggiato e vestito pesantemente in quanto il direttore di gara ci aveva avvertito che a causa del sereno le temperature in quota sarebbero state gelide sotto lo zero. Ma nelle prime ore non ci pensi alle quote..

I primi 15km fino al primo ristoro “Ospitale” ho pensato solo ad una cosa “mi ritiro” al ristoro.
Un agonia infinita non arrivava mai, nelle discese mi ritrovavo con gli altri corridori inferociti che cercavano di passare ad ogni angolo disponibile nel primo zig zag che ci portava proprio in direzione di Ospitale. Tra l’altro essendo in coda o quasi ai 1600 partecipanti potete solo immaginare il caos. I nervi mi salivano ancora di più ed allora ho visto il trailer davanti a me che procedeva con un passo che rilassava la mia mente decido di seguire i suoi passi isolandomi da tutto il resto e arrivo finalmente al 15esimo km.

Sosta, bevo velocemente e riparto.

Riprende la salita finalmente e al chiaro di una splendida luna chiudo quasi gli occhi e fino al 35esimo km Federavecchia procedo a passo di questo Spagnolo, devo dirvi che ho pochi ricordi di questo tratto perche’ guardavo solo la sua corsa. I pocho flashback che ho sono di un checkpoint, della luna appunto che brillava fortissimamente e del single track in discesa verso Federavecchia dove me la stavo facendo di sopra ma per non perdere posizioni e passo ho tenuto fino a 50mt dal ristoro.

Solo per due motivi non ho mollato, i primi motivi sono mia Sorella e Ketty, la famiglia e gli amici che mi seguivano. Il secondo perche’ mi ero fatto il culo in tutti i mesi precedenti e non volevo mandare tutto a puttane per la mia testa malata.

Dentro di me sapevo che una volta arrivato al 35esimo sarebbe iniziata la mia gara. Ricordavo il percorso e le salite per arrivare ad Auronzo 48esimo km e alle tre cime di Lavaredo uno spettacolo della natura al 51esimo km. Che è anche lo spartiacque della gara.

Questi 13km sono stati esaltanti (ho velocemente chiamato ketty in piena notte erano circa le 2) e sono ripartito come un treno, 13km di salita (con l’intermezzo del piattone del lago di Misurina) ho recuperato 50 posizioni, mi sentivo bene e andavo.
I pensieri e le sensazioni iniziavano ad essere positive, la mente libera, la luce del giorno ha fatto il resto. Poco dopo aver superato il lago ho potuto spegnere la frontale (in tutto questo avevo dimenticato di raccontarvi che in piena notte verso le 3 mi ha quasi praticamente abbandonato fornendomi un minimo di luce, credetemi nel buio piu’ pesto non è stato facile) e iniziato la scalata verso Auronzo sopra i 2000mt.
Qui ho iniziato ad avvertire il gelo. Il tratto più brutto è stato tra il 48esimo e il 52esimo all’altezza dei tre giganti di roccia dolomitica. Sono entrato al ristoro e ho bevuto tanto te’ caldo per cercare di fare salire la temperatura corporea e soprattutto quella delle mani. Il mio grande punto debole sono le mani, per 3km le ho mosse ininterrottamente cercando di non farle gelare del tutto. Erano viola le scorgevo quando con timore cercavo di guardare dentro i guanti ma poi per non farmi prendere dal panico ho evitato di continuare con questa operazione.
Ecco qui ho di nuovo pensato al ritiro.
Mi aspettava una lunga discesa e tra me e me mi son detto che se non fosse risalita la temperatura mi sarei fermato.
Fortunatamente scendendo rapidamente di quota la temperatura esterna si è alzata e ho ripreso il controllo totale del mio corpo.
Un’altra ventina di sorpassi, messaggi, foto ed aggiornamenti a casa e via che siamo arrivati al 68esimo km. Qui ho capito che stavo scalando la classifica perchè ad ogni sorpasso scorgevo i pettorali avversari e vedevo numeri sotto 100. Il che non poteva che esaltarmi.

Cimebanche 68esimo km è la base vita della gara, siamo a metà. Saranno circa le 8 del mattino. Il sole è stupendo e ci illumina in maniera fantastica.
Vedo gli accompagnatori dei top ancora in attesa dei runners e questo mi prende benissimo, mi passano la mia sacca tolgo i vestiti pesanti e metto doppia manica corta. Rapidamente consumo crostata e banane (praticamente ho mangiato per tutta la gara crostata e banana, almeno fino a tarda mattinata) e ripartiamo verso uno strappo di tre km. Dalla sacca prendo i bastoncini che abbandono dopo 1km in mezzo al bosco (qualcuno li avrà recuperati), mi stressava troppo avere queste cose tra le mani e non avendo lo il camel back con la retina per tenerle ho preferito abbandonarle.

Salgo, salgo e becco un altro Spagnolo ed un Polacco che mi faranno compagnia fino al 90esimo km.

Al 75esimo km arriviamo al ristoro di Malgara Stua, non è un ristoro qualsiasi perchè poi ci aspettano 20km di salita infernale la Valtravenazes. La parte più tremenda (secondo me dell’intera gara). Sono 17km di salita feroce, tra roccia calda e sole cocente (che cmq non mi dispiace). Siamo da soli, Io, il Polacco e poco più avanti lo Spagnolo. Non so’ quanto ci abbiamo impiegato perchè non volevo guardare il gps demoralizzandomi visto che in salita i km non scorrono mai. Arrivati al 90esimo in cima vedo il mio Amico Massimo ad un checkpoint, mi dice che sto andando fortissimo (e me ne rendo conto anche io guardando i tempi). Da casa mi informano che sono a cavallo dei 100 e allora qui decido che dentro questi benedetti cento io ci devo entrare.

La stanchezza è tanta, non chiamo più nessuno (perchè voglio conservare ogni energia) mando solo qualche messaggio con l’indicazione dei km che stavo percorrendo e scendo verso Col Gallina 95esimo km.

Un ottimo ristoro perchè qui vedo tutti pettorali sotto 100 e capisco che ci sono dentro alla grande.
Iniziano i 4km devastanti del ghiacciaio Averau, uno spettacolo della natura ma anche uno spettacolo della fatica.

Provate solo ad immaginare come potessero essere in quel momento gambe, muscoli, piedi e testa dopo 100 e circa 13h di gara.

Giunto in cima all’Averau ancora te caldo e dei sentieri strettissimi di roccia mi portano a passo Giau 104esimo km. Ristoro con coca e pane e formaggio adesso ho bisogno di cambiare alimentazione.

Si riparte sono nei 100 e affronto le due forche di Lavaredo, una pendenza estrema, tutti strisciano, io mi esalto.
Il brutto per me viene negli ultimi 11km tutti in discesa.

Arriviamo a Croda Lago che ne mancano ancora 9 di km e sono infiniti, single track, radici, pietre, pendenze, mamma mia è un incubo.
I dolori muscolari alle gambe e alle braccia non sono normali, spero solo che questi km passino in fretta ma il gps sembra fermo, 118, 119, 120.. mi sembrano tre anni. Finalmente arriviamo a Cortina qui stampo altri 2 sorpassi e chiudo in 17h34 all’87 esimo posto assoluto.

Sono soddisfatto ma anche incazzato. Incazzato perchè ho buttato a mare i primi 35 km di gara senza un motivo valido, chissà che altro tempo avrei potuto fare. Ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte.
Sicuramente al prossimo giro se ce l’ho riusciro’ a migliorare ancora questo tempo.
Rispetto al 2016 ho scalato 15 posizioni e 17minuti.

Passata la finish line chiamo Ketty, mia Madre e Lara.. stiramenti a tempesta e una leggera camminata per non accumulare tutto l’acido fermandomi di botto.

La Lut 2018 finisce qui, cio’ che mi lascia positivo è il fatto importantissimo di non avere mai avuto crisi fisiche, questo in ottica dell’Utmb di fine Agosto è un ottima sensazione che mi porto dietro..

Ora vediamo come vanno questi mesi che mi separano da questa ennesima grandissima sfida.

Non lo rileggo perchè per consuetudine non rileggo mai mi scoccia, ci possono essere errori, errori di punteggiatura, errori di periodi o di tempi.. ma onestamente non me ne frega niente.

Alla prossima 🙂