ULTRA TRAIL LAC D’ANNECY – PARTE SECONDA – LA GARA

Sabato 30 Maggio 2.30am

Una sveglia virtuale (perchè non ho chiuso occhio a parte che per un oretta) suona…

Il mio primo pensiero sono le scarpe, che indosso subito non appena balzato fuori dal letto..
spero che non mi daranno problemi, è questo il mio unico incubo

Facciamo colazione (la mia classica pre gara, 2 brioche di Graziano belle piene di marmellata alle fragole) e in ben che non si dica sono le 4.00, è ora di uscire da casa, direzione Ultratrail di Annecy

La temperatura è tutto sommato gradevole si può stare bene in mezze maniche senza patire il freddo.

Parcheggio trovato facilmente e via in fila per partire, sono le 4.30 del mattino ma qui c’e’ gente come a mezzogiorno in pieno centro a Palermo, c’e’ chi ride sdrammatizzando, c’e’ chi è terrorizzato, c’e’ chi ancora dorme nel padiglione adiacente allo start.

Io, Lara e Roberto siamo insieme, Pippo è già sparito.

5.00am, si parte, è iniziata l’ennesima avventura.

Nei primi metri superiamo Pippo che è partito a 3000 come se dovesse correre una mezza, da quel momento in poi non vedrò più i miei amici fino a sera.

Bisogna riuscire a non pensare che si correrà fino a sera, bisogna riuscire a non pensare che si correrà per 86km, bisogna riuscire a non pensare che ci sono cinque vette da scalare, bisogna porsi degli obiettivi a breve termine di volta in volta che ti permettano mentalmente di andare avanti.

Gli obiettivi possono essere (piccoli), come per esempio un punto d’acqua, un rilevamento del chip, un passaggio dai fotografi, oppure (grandi), come per esempio un punto vita, un ristoro, una vetta, una discesa particolare etc etc..

Bisogna riuscire a fare di 86km tanti piccoli segmenti, altrimenti (almeno per quanto mi riguarda) sarebbe impossibile reggere mentalmente.

Lo zaino è pieno, acqua, integratori, barrette, gel e quant’altro si fanno sentire sulle spalle e non riesco mai a trovare l’allacciatura corretta per bloccarlo al petto (anche perchè è nuovo quindi io e lui non ci conosciamo!)

La prima salita è la più semplice ma anche la più fastidiosa, è stretta quindi si creano intasamenti, bisogna spingere, farsi largo e fare attenzione a quelle cazzo di bacchette che rischiano di infilzarti ogni passo.

E’ già giorno non c’e’ bisogno della torcia, i primi km fino a circa il 20° scorrono senza che neanche me ne accorga, ma dopo qualche ora mi ritrovo al primo ristoro in una grande vallata con vista sul lago dove ad accoglierci (saranno le 7.30 del mattino) c’e’ davvero un casino di gente che incoraggia con pacche sulle spalle e che con un sorriso ti danno la forza di andare avanti (mentale sopratutto).

Primo ristoro, sulla sinistra quello che mi sembra tè caldo è in realtà una schifosa zuppa che se solo avessi messo in bocca … (non voglio immaginare il seguito), bevo tanto come sempre ed inizio a mangiare (una serie di pezzi tipo pan brioche veramente gustoso) , cosciente del fatto di avere pochi integratori personali, prendo una scorta di pan brioche riempiendo le tasche del mio zaino (la ragazza del ristoro mi guarda ridendo come a dire “ma che cazzo fai..?”)

Si riparte, una bella discesa morbida (ci voleva) dove riesco a lasciarmi andare sia fisicamente che mentalmente.

Sono circa le 8.00 del mattino siamo circa al 25°km alla fine del discesone c’è un punto d’acqua dove bevo e prendo la strada della seconda vetta (che a vedersi sembra facile), una salita devastante almeno 20 % di pendenza in pochissimi km, c’e’ da buttare sangue!

Qui inizio a dire a me stesso che questi organizzatori sono dei folli criminali e che noi siamo dei galeotti in fuga da Alcatraz!

Finita questa maledetta salita scorgo sulla cartina del mio pettorale una discesa, stessa percentuale di pendenza sugli stessi km… risultato una picchiata tra massi, rocce e buche dove in alcuni punti c’e’ la corda tanto è ripida.

Qui iniziano a partire i piedi perchè con tutto il peso in avanti si va a fare pressione con le dita sulla punta della scarpa e sono dolori visto che si corre già da più di quattro ore e 30km.

Adesso ci aspetta un leggero tratto su piano e poi una discesa verso quota 0 s.l.m., in pratica siamo tornati al livello del lago e da lontano si inizia a scorgere il secondo ristoro con punto vita, non vedo l’ora di arrivare sono affamato e sto morendo di sete. Devo ricaricarmi di tutto.

Minchia qui si che c’e’ cibo!

Inizio a mangiare pane e prosciutto, formaggio, pan brioche, cereali, biscotti e quello che mi capita sotto i denti perchè oltre che essere morto di fame vedo dalla cartina che ci saranno almeno altri venti km tra questo e l’altro ristoro, con in mezzo la vetta più alta di tutta la gara intervallata da altre due vette prima di arrivare in cima e capisco che saranno cazzi amari.

Scambio quattro chiacchiere con un Americano e ripartiamo insieme facendoci coraggio a vicenda.

Anche qui c’e’ un macello di gente che ti sprona che ti incoraggia che a tratti corre con un po’ con te incitandoti, sembrano minchiate, ma sono particolari che aiutano molto a livello psicologico.

Siamo circa al 45°km e si salirà per circa altri 15.

Non mi spaventa, sono pronto, ormai sono in piena trans agonistica

Già da questo momento inizio a superare gli Atleti professionisti delle Nazionali che hanno fatto il botto (e sono tanti alla fine scorgendo la classifica ne ho messi dietro più di 70)

Questa salita è infinita ed è qui prima della vetta finale (un costone roccioso pendenza estrema) che ho una bella crisi. Non sento più le gambe è come svenire ma è in questi momenti che non devi mollare.
Non appena capisco il sopraggiungere della fine, prendo subito dalla tasca l’ultima barretta (il problema è che siamo ancora al 60°km) e un carbo gel che viene lo schifo solo a toccarlo, ma non c’e’ alternativa o mangio queste cose o mi posso coricare e scendere con i soccorsi quando mi verranno a recuperare.
Memore dell’Ultra Trail del lago d’Orta so perfettamente (e mi convinco) che nel giro di una decina di minuti mi riprenderò.

Detto fatto, le gambe sono di nuovo toniche arrivo in vetta e mi butto in un interminabile discesa di svariati km con pendenza assurda, tra me e me spero che ci sia una salita per recuperare.
Ginocchia e muscoli non ne possono più di scendere, è trail puro, molto tecnico, non puoi togliere gli occhi da terra un istante e stare attento a non sollecitare troppo perchè devi farti il conto che mancano ancora più di 20km con un altra folle vetta ed una discesa che il mio compagno di gara in quel momento mi dice essere piena di “stones” e sono cazzi!

Devo dire che sto correndo questa gara in modo molto strano perchè sono partito con l’handicap delle scarpe che mi tormenta per tutto il percorso e non riesco mai a dare tutto fino in fondo perchè temo problemi ai piedi,non mi fido di quelle calzature a me sconosciute.

Questo a posteriori mi porta una rabbia .. perchè so che potevo fare ancora meno! Cmq sarà per la prossima.

Ristoro finale km 70

Pepsi, biscotti, cereali, pan brioche, prosciutto … gente distesa sui lettini, gente in stampelle, gente che vomita, e poi gente che è bella pimpante pronta a ripartire verso l’ultima vetta.
All’ultimo ristoro si puo’ vedere di tutto, ci sono i tecnici della Nazionali incazzati neri non vedendo arrivare i propri Atleti e i loro tavoli personali a cui noi non possiamo accedere.

Uscendo da questo tendone so perfettamente che la prossima volta che vedrò cosi tanta gente insieme sarà tra 16km in zona arrivo e questo mi conforta parecchio.

Inizia l’ultima vetta quasi subito, sto bene me la sento e corro corro finchè posso, fino a quando la salita non diventa una parete di massi, ormai il gruppetto è fatto, sono con due Francesi del cazzo e con una ragazza del posto che conosce questi sentieri come casa e ci aiuta nella gestione della salita.
(Povera ragazza, io la supererò in discesa e dopo qualche ora la rivedrò in zona arrivo in stampelle e tutta medicata. Penso che sia caduta di brutto in quell’ultima terribile picchiata)

Salendo incontriamo una Signora (un accompagnatrice di uno dei ragazzi che correvano con me che ci segue e continua in quel Francese di merda a incitare i due, io vorrei ammazzarla, già ero stanco, in piu’ dovevo sorbirmi questa fastidiosa voce incessante dietro l’orecchio).

Finalmente alla vista dell’ultimo pizzo desiste e nel silenzio di quella vetta si scorge in perfetto palermitano “Ma va scassaci a minchia o largo testa di cazzo!”

Vetta finale, rilevamento del chip e due ragazzi dello staff che ci indicano sulla destra l’ultima discesa quasi cinque terribili km di zig zag e pietre verso il lago di Annecy.

Cosa ti passa per la testa durante gli ultimi km è solo la voglia di vedere l’arco del traguardo.
I miei piedi sono distrutti, i calzettoni si sono strappati all’interno della scarpa e la pelle ad ogni curva, ad ogni cambio di direzione, ad ogni pietra strofinano sulla scarpa e sono cazzi, le ginocchia mi guardano e mi dicono “pezzo di merda che minchia t’abbiamo fatto per farci soffrire cosi”, dalle cosce vedo uscire fiamme…
Il petto mi brucia dopo ore compresse tra lo zaino e le spalle sono un mix di dolori misto a escoriazioni.

Comunque dopo qualche sorpasso ecco finalmente l’omino con la pettorina arancione che mi indica la strada, l’asfalto!

Non mi sembra vero non soffrirò più, ora c’e’ pianura, nessun ostacolo solo nero e accogliente catrame nero ben saldato a terra!

In questi ultimi due km mi rendo conto che ho solo fatto sorpassi in gara e che al massimo ne avrò subiti due o tre quindi capisco che la mia è stata tutta in rimonta (come poi le classifiche mi confermeranno), ma sono anche incazzato perchè sento che nelle gambe ancora ne ho e che avrei potuto spingere di più.

Passando sulla banchina che ci porta verso il traguardo c’e’ spazio a fatica per correre perchè il pubblico a creato un corridoio umano attraverso cui passare (perchè il mondiale è ancora in corso quindi sono tutti in attesa degli altri Nazionali), leggono Italia sul mio pettorale e dicono “Italia National team Italian ..”, sono Francesi non capiscono quello che gli dico e quindi guardandoli in faccia ridendo dico a tutti “Italia National team sto cazzo coglione…” e loro ignari dei miei complimenti mi rispondono con “bravò bravò”, i piu simpatici sono i bambini che si mettono in fila con la mano aperta in attesa del mio “batti cinque” che puntualmente arriva.

Ultima curva a sinistra e mi si spalanca davanti quel prato verde, morbido e accogliente dell’arrivo.
Sono solo, non c’e’ nessuno davanti, non c’e’ nessuno dietro.
Lo speaker mi annuncia ed io mi accingo a tagliare il traguardo del mio terzo UltraTrail.
Il più duro tecnicamente ma anche quello dove sono arrivato più fresco, questo mi fa un po incazzare perchè penso a tutti i tratti dove avrei potuto dare di più e dove invece mi sono risparmiato per timore di fare il botto.

Sono fatto cosi, difficilmente sono soddisfatto perchè si può fare sempre meglio, sempre.

Cmq ovviamente sono felice, scatto il selfie che avete visto su fb e mi dirigo al ristoro e alla zona assistenza.

Inizio a spogliarmi lentamente e a fare un po di allungamenti.
Sono tutto intero alla fine dei conti e mi distendo un po’ sul prato spegnendo il cervello per qualche minuto.

So che i miei amici arriveranno un po’ più tardi, sono le 6.00 e mi dirigo verso la macchina che non trovo più perchè il mio cervello è talmente fuso che giro diverse volte dentro il parcheggio prima di vedere la nostra Renault Escape che mi guarda in tutta la sua maestosità.

Mi cambio, mi sistemo, mica è facile completare questa operazione visto che a freddo tutti i dolori iniziano a venire fuori ferocemente.

Tornado verso la zona arrivo vedo un bar e prendo subito un tè (sono drogato di tè ed ero in astinenza da quasi 24h ormai), ricordo che si avvicina una bambina che vedendomi muovere a fatica mi porge la mano come per aiutarmi, io gli faccio un sorriso mi abbasso lei mi da un bacetto.

Barcollando tra una panca ed un altro vedo Pippo, ci abbracciamo e ci sediamo al sole che ancora alle 8.30 di sera bacia e riscalda Annecy.

Iniziamo a raccontarci la gara e a condividere l’esperienza in attesa dell’arrivo di Lara e Roby.

Arrivano anche loro e insieme, tra una brioscina di Graziano e racconti di gara ci dirigiamo verso casa per una doccia rigenerante in attesa della meritata cena.

Vale la pena raccontare ancora qualche tragicomico aneddoto dei giorni successivi alla gara in quel di Annecy.

La sera della gara andiamo a cenare in un locale in centro, i ragazzi del ristorante si fottono delle risate a vederci muovere in quel modo cosi goffo e sofferente, gli altri clienti ci guardano come alieni, come se tutti si domandassero cosa caspita ci fosse capitato.

Spiego al ragazzo che ci serve al tavolo cosa abbiamo combinato e mi accorgo che lui nel corso della serata va a destra e sinistra tra i tavoli a “tranquillizzare” le altre persone sul perchè ci muovessimo in quel modo e sul perchè avessimo quelle facce devastate!

Il ritorno è stato pure un flash, infatti abbiamo impiegato 3 ore per fare 40km in macchina girando per 2 ore in aeroporto a Ginevra.

Svizzeri e Francesi si detestano altrochè.

Per entrare e lasciare la macchina in aeroporto non ci permettevano di entrare dalla parte Svizzera dell’aeroporto (quella che ci veniva di strada) e nessuno degli Elvetici a cui abbiamo chiesto come fare per lasciare questa cavolo di macchina ci dava informazioni correte.
Alla fine abbiamo capito che l’unica soluzione era quella di passare la dogana Francese ed entrare in nel settore Francese dell’aeroporto.

Arriviamo risicati anche qui, come sempre, come tutta la vacanza corsa sul filo del rasoio!

Volevo ringraziare i miei amici Lara, Roberto, Pippo e Cettina con i quali ho condiviso dei giorni fantastici (a prescindere dalla gara), un grande gruppo di amici, di persone vere con le quali non vedo l’ora di ripartire.

Ci vediamo domenica sulle Madonie per l’Ecomaratona

3 Risposte a “ULTRA TRAIL LAC D’ANNECY – PARTE SECONDA – LA GARA”

  1. Il più bel racconto non in tema di trail letto finora! sei un grande ed io sono felice di esserti amico!

  2. Complimenti per la gara e grazie per aver condiviso le tue splendide emozioni. Ps: il momento piu’ esilarante sicuramente le imprecazioni ‘palermitane’ verso i transalpini.. 🙂

  3. Complimenti (tanti) per la gara e grazie per aver condiviso, in maniera assolutamente godibile ed entusiasmante, le
    emozioni del tuo ‘viaggio’. PS: il mio passaggio preferito é lo sfanculamento dei transalpini in palermitano :-))

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