UTLO 2019 I WAS HERE

Ciao a tutti, dopo più di un anno si torna all’ultratrail e dopo più di un anno torno a raccontarvi una nuova avventura..

UTLO 2019 a dir il vero non era scritto da nessuna parte, ma, gli imprevisti della vita, lo hanno acceso nel mio calendario agonistico cosi all’improvviso..

Da mesi in realtà preparavo con tanto impegno il Tot Dret un altro bestione da 130km attraverso il Monte Bianco, da mesi insieme a “fratella” Phulk abbiamo impegnato alcuni dei nostri week end in estenuanti lunghi allenamenti, 4, 5, 6 ore in giro tra le montagne.. lui alle prese con la preparazione del TOR ed io con il nipotino Tor Dret, Phulk è stato bravissimo ed ha chiuso trionfalmente il Tor mentre io sono rimasto a casa a pedalare..

Un brutto infortunio, che ancora mi porto dietro ha compromesso la mia partecipazione al Tor Dret e costretto ad uno stop forzato durante il quale ho pedalato tanto per non perdere la condizione fisica e per non far dimenticare alla “testa” l’abitudine alla sofferenza ed alla fatica.

Con tutta questa carica agonistica rimasta forzatamente ai box non potevo chiudure l’anno senza lasciarla sfogare e cosi durante il week end dell’anniversario di Matrimonio, il 7 Settembre ho rimesso le scarpe ed effettuato la prima corsa dopo lo stop.. 10km a 7.40 tra le campagne Modicane.
Quella stessa mattina sotto uno splendido sole mi sono subito attivato formalizzando l’iscrizione ad UTLO.

Da qui è iniziata la risalita, con gradualità ho ripreso gli allenamenti, ho ripreso a macinare chilometri, ho fatto interminabili sedute di ghiaccio terapia giornaliera, sedute di stretching e di posture, dolorose ed infinite, ma alla fine sono riuscito ad esssere allo start di UTLO 2019, un animale da 140km e 7.300mt d/+

Sono arrivato ad Omegna, sulle sponde del lago d’Orta, venerdi in tarda mattinata accolto da un clima minacciosamente nero e con la paura di non riuscire a correre neanche un metro di questa gara.. purtroppo quando subisci un infortunio pesante come il mio perdi tutte le certezze, nonostante tutto sia stato testato e ri-testato. La tensione può giocare brutti scherzi, lo stress mentale dei giorni precedenti la gara si è riversato sul mio corpo facendomi riaccusare lo stesso dolore che mi aveva accompagnato a partire da fine agosto..

Il pomeriggio è passato in fretta, tra un pasto pre gara e la preparazione materiale mi sono ritrovato sulla linea di partenza per le 20 in punto…

Il meteo purtroppo non era dalla mia parte e quindi sono partito in assetto da guerra.. meglio sentire caldo che morire di freddo..

La prima salita sul Monte Mottarone è una scalata pazzesca, in circa cinque chilometri scarsi ti ritrovi 1.200 d/+. Arrivo in cima spogliato di cappello pesante e buff al collo, muoio di caldo.
E’ stato un ottimo riscaldamento… fate conto che solitamente le gare che corriamo nei circuiti regionali hanno 900/1.000 d/+ in 22/23 km.. quindi pensate un po’ che differenza.

Consumo i primi pasti veloci al ristoro e riprendo.. in questi primi 10km i dolori dell’infortunio sono stati una costante, durante gli appoggi con i bastoncini in salita era tutto ok, ma, non appena correvo senza sostegno eccoli presentarsi con puntualità ELVETICA!

Fatta analisi di tutto ho deciso di affrontare i successivi 20km di altopiano in modalità “gestita”, senza esagerare per non compromettere tutto rompendo il motore prima del tempo, gestire e gestirsi è cruciale in gare del genere, contestualmente a ciò alle 23 circa iniziava a piovere, una pioggia che non ha mai smesso di cadere per le successive 24h.. a tratti intensa e cattiva, a tratti dolce e leggera.

Tra il 25esimo ed il 45esimo km si sono alternati due ristori, i tratti di corsa sono stati perlopiù facili ma intensi, falsopiani che si mescolavano a ripidi strappi di qualche chilometro. Nel frattempo la pioggia incessante ha reso il fondo viscido, pesante, fangoso e sporco. UTLO è quasi tutta corsa su terra c’e’ poca roccia per cui con la pioggia diventa un pantano che triplica lo sforzo fisico e mentale.

Dopo due intense salite veramente massacranti intorno le 4 del mattino arrivo al 60esimo km nei pressi di Omegna dopo un tratto corso in piena notte sul lungo lago veramente affascinante, in questo segmento, di circa tre chilometri tra il 57esimo ed il 60esimo, ho potuto finalmente rilassarmi un attimo e fare un punto della situazione prima di entrare alla base vita

Secondo le mie strategie è fondamentale entrare ed uscire dai ristori o dalle basi vita abbastanza in fretta, quindi è necessario arrivarci sapendo già cosa fare una volta all’interno.

In questa prima base vita ho iniziato il mio stretto rapporto con la pasta ai ristori, da qui in avanti la si deve mangiare sempre. La pasta è la benzina, il resto degli alimenti che si trovano sono un po’ come l’olio o l’acqua per il motore servono a farlo girare con piu’ facilità.

Nonostante la tanta pioggia presa ho deciso comunque di non cambiarmi, in quanto, a livello termico non ho mai accusato freddo e soprattutto non volevo perdere troppo tempo raffreddando i muscoli con una pausa piu’ lunga.
Sapevo di essere al 26esimo posto e nella mia testa l’obiettivo era quello di un prestigioso piazzamento tra i primi 20 assoluti.

Si riparte, è ancora notte fonda ed in questo infinito sotto bosco non si vedrà luce almeno fino alle 8 del mattino. L’elastico della frontale dopo 10h inizia a darmi veramente fastidio cosi metto il buff per proteggermi almeno un po’, non ne posso piu’ .
Le gambe sono ok, il dolore è sempre li, latente, sempre li, presente, ma dovro’ farci l’abitudine almeno per qualche altro mese sicuramente.
Mi sento bene in generale e sono consapevole di avere tutto in regola per centrare il mio obiettivo.

Mi aspettando due muri, in10km circa 1.500 d/+. Salite intense, strappi bestiali ed un Monte Mazzuccone che come sempre non finisce mai, il fango rende tutto piu’ difficile, in salita si fanno 2 passi in avanti e 4 indietro.. le punte dei bastoncini devono essere infilzate in terra con una forza bestiale per poter fare presa.. in discesa invece fai 1 passo avanti e 4 rotolando sul terreno viscido.

Dopo un leggero e dolce tratto discendente si arriva all’Alpe Camasca 75esimo km, finalmente è giorno ma fa freddo, sono congelato, la pioggia incessante inizia a farsi sentire all’interno del mio corpo.

Bevo parecchio tè caldo, mangio biscotti e pasta,sono circa le 8 del mattino, entro dentro e mi spoglio dei vestiti ormai inzzupati, tolgo la frontale che collego al caricatore, cosi come il primo orologio ormai scarico. Perdo non piu’ di 10 minuti e riparto tra la tormenta, una tormenta inquietante visto che mi aspetta la scalata a Monte Croce.

Raggiungere la vetta di Monte Croce è pesante, pioggia e vento sferzano sia in salita che poi in discesa, ma finalmente tra tante difficoltà, sempre piu’ gelato, arrivo all’Alpe Sacchi circa 90km. Qui c’e’ una bella atmosfera, musica, casino, pasti e bevande calde, questa insalata di energia mi fornisce una carica immensa per proseguire.

Riparto e sono 25esimo so che ce la posso fare perche’ sto bene, adesso ci tocca il Novesso un altra bestia che non termina mai, sono completamente solo da ore ormai, ogni tanto supero qualcuno della 100 o vengo superato da qualcuno della 64, quelli come me della 140 li trovo sempre ai ristori dove avvengono i sorpassi.

Raggiunta la vetta inizio a scendere verso Arola seconda base vita e 100esimo km di gara, devo arrivare pronto sapendo cosa e come fare, ho terminato barrette e gel quindi mi devo ricaricare ed adesso è necessario cambiarsi perchè grondo in maniera tremenda, inizio a tremare è un brutto segno che anticipa cio’ che mi aspetterà alla base vita.

Finalmente arrivo ad Arola, entro prendo subito la mia sacca e faccio il cambio di indumenti, da qui passo alla zona ristoro, mangio la mia pasta in bianco e bevo te’ caldo, purtroppo mi accorgo di non avere piu’ giacche isolanti o termiche a disposizione sono tutte fracide.

Lo stop dalla corsa mi abbassa la temperatura ed inizio a tremare, una gentilissima ragazza dello staff mi presta la sua Salomon anti-pioggia vedendomi in quelle condizioni, quasi disastrose.

Qui purtroppo la mia gara viene compromessa, perdo 10 posizioni a causa di questo stop forzato, il freddo è da sempre il mio punto debole, mi ha dato una spallata pesante ma non è riuscito a farmi lo sgambetto decisivo. Devo e decido di resistere.

Riparto demoralizzato, sono infreddolito, piove ancora a dirotto e non posso piu’ rientrare tra i primi venti, una delusione dal punto di vista agonistico.
Decido di non mollare, decido di provare a recuperare piu’ posizioni possibili dando l’anima negli ultimi 40km.

Da Arola a Boleto (110 km) il tratto non è impegnativo, lo gestisco facilmente senza distruggermi sperando di beccare quelli della 140 in piena crisi, in effetti riesco a superare due concorrenti della lunga e mi riprendo mentalmente almeno un po’.

A Boleto c’e’ folla, gente della 140, della 100 e della 64, per fortuna danno la precedenza a noi della lunga e mi districo agilmente.

Altri 15km con una picchiata in valle ed una risalita tremenda, dopo che hai 110km sulle gambe 400mt d/+ in 2km sono tanta roba, mi appoggio ad un albero per circa 5m, non ho piu’ forza, prendo dei sali, un gel aspetto e riparto verso la vetta.

Quando durante un ultratrail hai una crisi del genere ti devi fermare ovunque tu sia, dare tempo al corpo di riprendersi qualche minuto e poi ripartire, bisogna avere l’esperienza e l’umiltà di capirlo.

Gravellona 118esimo km, sembra il mercato c’e’ di tutto, gente per terra, gente coricata, gente che si lamenta, decido di fare velocemente per non farmi prendere dallo sconforto

Altri 10km di sali e scendi e si arriva a Cesara 125km.

Da qui in avanti zero ristori e zero assistenza per 15 massacranti km.

Pasta, prosciutto, formaggio, biscotti, frutta secca, coca cola, te’, faccio il pieno e aggiungo scorte allo zaino perche’ l’ultimo tratto è infinito.

Sono le 19, è di nuovo buio, riaccendo la frontale mi metto in assetto da guerra e bastoni in mano riparto verso l’ultima scalata di 700mt/d+ in 3km, 4km di altopiano ed 8km di falsa discesa.

L’ultimo tratto è un inferno di pioggia, buio pesto e nebbia.
La scalata riesco a farla con un ragazzo della 100, scaliamo come gli animali perche’ la pioggia è potentissima, il freddo ancora peggio ed i single track sono pericolosi con strapiombi importanti nel buio piu’ assoluto, sinceramente ci vogliono tanta esperienza (mista a coraggio e prudenza) in questo tratto, roba da leccarsi i baffi.

Questi 3km per me rimangono i piu’ epici di tutta la gara.

Nel buio piu’ pesto e nella nebbia piu’ assoluta scolliniamo all’Alpe Berru, qui inizia un calvario circa 4km di falsopiano, la nebbia è talmente fitta che riusciamo a scorgere i catarifrangenti solamente in prossimità degli stessi, per sicurezza decidiamo di restare vicini e fare squadra.

Non vi sto neanche a raccontare del fango e dei torrenti che la stessa pioggia ha creato in ogni punto qui in quota.

Iniziamo a scendere, ma non è in picchiata, è una discesa infinita che non termina mai.
Piove sempre piu’ forte e siamo veramente alla frutta, non ne possiamo, non ne posso piu’.
Le luci di Omegna non si vedono mai.

Scendiamo, scendiamo, scendiamo, addirittura riusciamo anche ad effettuare dei sorpassi.
Finalmente dopo un tempo infinito vediamo le luci del lago, forse sta per finire.

So di essere circa al 35esimo posto assoluto, non sono contento ma ormai è andata cosi, Madre Natura quando si manifesta con agenti atmosferici diversi dal caldo ha sempre la meglio su di me.

Taglio il traguardo dopo circa 26h20m.

Se penso che il 24 Agosto ero dentro un RM e dopo meno di 60 giorni ho corso per 140km e 26h tutto sommato posso piangere con un occhio solo.

Tagliato il traguardo chiedo subito assistenza e passo la successiva ora all’interno della postazione della croce rossa dove riprendo colore e temperatura corporea.

Adesso guardiamo avanti, i prossimi obiettivi sono gia’ alle porte…

KEEP TRAIL