UTMB 2018 THE SHOW MUST GO ON..

Ciao a tutti..

Dopo circa tre mesi è arrivato il momento di raccontarvi il mio UTMB (Ultra Trail del Monte Bianco) che ho corso, camminato, strisciato, con tutte le mie forze, siano state esse fisiche o mentali, ma soprattutto con il mio Cuore legato a doppio filo tra il Matrimonio che mi avrebbe “congiunto a Ketty” appena quattro giorni dopo la fine stessa della gara e mia Sorella, che mi ha dato la forza di superare tutte le crisi (di ogni genere e tipo) che mi si sono presentate durante questo infinito viaggio.

Ma partiamo velocemente dal principio..
UTMB inizia ufficialmente subito dopo le festività Natalizie dello scorso anno, quando una email mi da conferma positiva in merito al sorteggio che devi sostenere per poter partecipare a questa gara. A sua volta per poter prendere parte al sorteggio devi aver ottenuto un “tot” numero di punti in un “tot” numero di gare secondo i parametri (chilometrici e di dislivello) dell’ITRA (International trail running association).

Credetemi raggiungere questi punteggi è qualcosa di estremamente estenuante…

Da quel momento in avanti ho percorso circa 850/900 km al mese suddivisi tra gare ed allenamenti.
Ho corso di buon mattino, a pranzo ed anche di notte, ho saltato pasti, mi sono preso ore di pioggia e vento ed altrettante di sole e caldo torrido (che amo) potrei continuare all’infinito.. ma quando hai un obiettivo lo persegui fino in fondo, se ci credi.
Tutto questo non mi è pesato minimamente, altrimenti non avrei potuto farlo.

Il mio grande handicap in tutto questo è stato il fatto di aver dovuto sostenere questa preparazione a dislivello zero, circa il 90% di tutto ciò è stato corso tra le vie di Palermo dove il piu’ grande strappo in salita sono i 300mt di Dallas alla favorita.. o al massimo i 9km di Monte Pellegrino…
Tutto questo in ottica di 171km con 10.000mt di dislivello positivo non è proprio il massimo, ma questo passava la casa..

I grandi Trailers (fortuna loro) vivono a 1.800mt di media sul livello del mare e riescono ad allenarsi per come legge comanda sempre sui 2.000 correndo solo off road.. in pratica tutto l’opposto di cio’ che posso fare io.

Comunque “poco importa” non mi faccio mica demoralizzare da cio’..

Durante questo periodo di otto mesi come grandi gare ho partecipato alla Lut (Lavaredo Ultra Trail 122km) ed al (Trail dell’Etna 94km) che comunque definire trail è sbagliato perchè è una corsa sul vulcano, materia diversa rispetto al trail running puro.
Ma la mia preparazione alternativa include anche tutti i trail brevi possibili, tutte le maratone su strada possibili, la famosa e spettacolare 0/3000 ed altre che adesso non ricordo..

Un ultima curiosità che in tanti mi chiedono sempre è “ma tu come corri?”, lasciando intendere in termini di passo al km, di km, di variazioni, di ripetute e minchiate varie..

Spero di chiudere definitivamente questo capitolo.. “Io corro a sensazione” ..

“a sensazione” significa che se una mattina mi sento di andare a 6′ vado a 6′, se mi sento di andare a 5′ vado a 5′, se mi sento la prima ora a 5′ e le altre due a 4′ vado la prima ora a 5′ poi le altre due a 4′ … etc etc etc.. non ho tabelle, non ho nessuno che mi dice cosa fare, come fare, quando fare…
Sono un runner ed un uomo libero, faccio sempre cio’ che mi pare.
Posso correre anche due volte al giorno la domenica.. il famoso “scarico” che i miei amici conoscono e che consiste nel correre uno scarico il pomeriggio della gara se la gara stessa è di chilometraggio inferiore a 30.
Per esempio questa domenica Trail della Ficuzza 23km che mi vedranno impegnato il pomeriggio poi in un altra corsa di scarico a sensazione tra 1h30 e 2h.

Se il vostro obiettivo è fare l’ultrarunner non vedo alternativa a correre in questa maniera..
Questo ovviamente è solo il mio modo, non è scienza, non è tabella, non è niente di convenzionale.. questo è Francesco Cesare.

Comunque dopo queste brevi info (non avete idea di quante righe ancora potrei scrivere, in merito a cio’ se avete curiosità potete benissimo contattarmi in privato e vi risponderò) passiamo alle cose serie.. UTMB

In questo viaggio sono beato tra le donne..
Lara, la mia testimone di nozze tanto per capire il rapporto che ci lega, Susy un raro esemplare di donna di origine Scandinava che si è integrata in Sicilia riuscendo a non integrare in se stessa i nostri difetti ma solo le cose buone, Cinzia una Mamma ultrarunner, una forza della natura, piu’ forte di dieci mezzi uomini che corrono maratone schiavi di un orologio..

Siamo stati un grande perfettamente integrato.. si infatti a tavola 4 persone e 4 menu’ differenti..

Arriviamo a Chamonix il giorno prima dello start Giovedi 30 Settembre. subito ci preoccupiamo di fare spunta e controlli che ci permettono di vivere con “serenità” (termine a noi sconosciuto in quei giorni) le 24h che precedono la gara.
Il tempo sembra decente ed anche la temperatura non è poi cosi pessima, un sms dell’organizzazione ci avverte la sera stessa che il kit per il freddo non è necessario in quanto le previsioni meteo sono buone.

Dopo una veloce spesa a base di prodotti di alta qualità di un supermercato Francesce (alta qualità è puramente ironico) ci dirigiamo verso quella che sarà la nostra casa per i successivi 4 giorni (di cui 3 li passerò gareggiando).

La cena è tranquilla si ride e si scherza.. cerchiamo di non pensare a cio’ che dobbiamo andare a fare.. una sorta di autodifesa mentale che si innesca sistematicamente nelle vigilie dei grandi eventi..

Ci conosciamo tutti benissimo per cui nessuno ha bisogno di fingere nulla, siamo tutti cacati addosso..

La mente è strana, amiamo tantissimo cio’ che facciamo ma allo stesso modo lo odiamo e non vediamo l’ora che finisca, per poi, però, goderci ogni singolo istante mentre lo stiamo facendo.

Se ci riflettete un attimo su è un ragionamento totalmente contorto ed in contrapposizione.. ma è l’esatta fotografia delle nostra testa.

Non c’e’ televisione in questa casa un grosso problema per me che non dormo mentre le altre sono gia’ a letto per le 22..
Cosa fare ?
“Sbacanto” tutta la roba possibile fuori dalle valigie e preparo lo zaino per la gara con tutto il materiale obbligatorio a cui aggiungo tutto quello che potrebbe tornarmi utile.

Le riserve alimentari le ho equamente distribuite tra le tasche del mio camel back e la sacca che troveremo a Courmayeur all’88esimo km. Stesso discorso per gli indumenti sia leggeri che pesanti.
Riesco cosi a ottimizzare tutto ed essere abbastanza leggero sia nell’abbigliamento che nel mio camel back, mi sento agile e non ho problemi di movimento.
Mi collego al cellulare.. guardo qualche video e cerco di dormire..
Buonanotte..

Venerdi 30 Settembre… 10h alla gara, 6 giorni al Matrimonio..

Come si puo’ pensare di dormire serenamente quando mancano pochissime ore ad una gara del genere ?
Di buon mattino siamo già di colazione, io vado sul classico come se fossi a casa (yogurt e cereali) mentre Susy mi terrorizza con uno strano impasto che evito di guardare per non vomitare..

Cinzia è uscita di buon mattino perchè la sua CCC parte alle nove mentre per noi l’attesa sarà infinita..

Il cellulare vibra, i messaggi dell’organizzazione si moltiplicano e sono pessimi, grave peggioramento delle previsioni meteo e fino a -10 gradi la notte in quota. Equipaggiamento pesante obbligatorio.

Se mi avessero dato 10 pugni nello stomaco mi avrebbero fatto meno male, -10 li ho visti solo in televisione su Discovery, l’ansia si impadronisce della mia testa e del mio corpo, divento nero come il cielo sopra di me.

Per stemperare la tensione mi reco al village della manifestazione in centro a Chamonix, tutti sembrano guardare il cielo in maniera negativa mi sento come dentro una lavatrice di pioggia, vento e freddo.

Scambio quattro battute con altri runners e acquisto i bastoncini in vista del terreno fangoso ed ostico che andremo a trovare una volta lasciato l’asfalto.

Penso che in Sicilia a casa mia ci sono 30 gradi e la gente se ne sta al mare, qui sembra pieno inverno con zero gradi e con il sole che è rimasto solo uno sbiadito ricordo.
E’ prepotentemente buio e sono solo le 13.

Torno a casa mi sbrano l’ennesimo piatto di pasta in bianco con olio e parmigiano e cerco di iniziare a concentrarmi.

Non è per niente facile, fuori piove e la temperatura è scesa notevolmente.
Il treno che da casa ci porterà a Chamonix passerà alle 16.30, l’attesa è silenziosa, Io, Susy e Lara sembriamo aver perso l’utilizzo della parola. In quella stanza per tre ore non si proferisce verbo.
Non sembra che stiamo andando a partecipare ad una gara che aspettiamo da anni, il meteo ci sta rovinando tutto.
Sembra un incubo ma fa parte del gioco lo sappiamo e lo accettiamo.

A questo punto tutti i piani di gara vanno a farsi fottere, speriamo solo di resistere il piu’ possibile, di superare la prima notte.. poi “come viene si conta”.

Usciamo di casa e si congela, arriviamo nella palestra che l’organizzazione mette a disposizione degli Atleti prima della partenza mentre fuori imperversa il maltempo.

Chiamo mia madre, chiamo Ketty e spengo il telefono in previsione dell’indomani.
Verso le 17.30 andiamo verso lo start, piove e prendere acqua prima di iniziare rende tutto piu’ pesante sotto tutti i punti di vista.

Ci salutiamo con le ragazze e speriamo tutti e tre di essere finisher anche se sono piu’ i dubbi che le certezze.

La rabbia e lo scoramento sono tremendi, mesi e mesi, chilometri e chilometri, sacrifici, rinunce.. poi arriva una perturbazione che ti prende e “te la mette nel dietro”.

Lo speaker inizia a gridare cercando di caricarci mentre passa alla presentazione dei top runners, l’elicottero della tv ci gira sopra le teste mentre la pioggia sembra iniziare a diminuire..

In un attimo siamo partiti, non ci ho capito tanto, mi ricordo solo due sensazioni che contemporaneamente occupano tutti i miei pensieri, non ce n’è una piu’ forte dell’altra dell’altra..
Il mio Matrimonio, mia sorella (di cui porto sempre un ricordo materiale con in me gara) ed i miei genitori.

I primi chilometri sono tremendi mentalmente, corriamo off road su piano e si muore dal caldo paradossalmente.. non penso minimamente a spogliarmi perchè so che la notte e le vette sono piu’ vicine di quanto possa sembrare.

I primi 20km sono tendenzialmente facili, affrontiamo una salita lunghissima e ripidissima che taglia in due la montagna come la lama di un coltello, la gente è assiepata ai bordi dei sentieri e nei vari paesini che attraversiamo durante questo primo tratto.

Arrivati alla prima vetta ovviamente che succede ? Piove ed inizia in maniera anche pesante.
Ci si presenta la prima discesa ovviamente scivolosissima che ci porta verso il primo ristoro.

Mi fermo un attimo sono gia’ molto nervoso e pessimista, prendo le mie bacchette e le abbandono ad un volontario, mi danno un fastidio bestiale non tanto materialmente ma mentalmente. Il mio livello di intolleranza è già al culmine..

Prendo un po di pane e formaggio e si riparte.
Nel breve tratto stradale prima di rientrare in montagna incontro il buon Salvo Ragonese da Linguaglossa che mi segue per 5 minuti e mi “prende benevolmente” per i fondelli 😉

Saranno circa le 22 e mi aspettano le prime ascese serie verso i 2.400/500mt in piena notte al buio ed al freddo.
Per fortuna pero’ non piove piu’, sono un po’ rinfrancato e il mio umore sale cosi come la mia energia.

Inizio a risalire la classifica quando d’un tratto sento aprirsi lo zaino. Sono terrorizzato se si dovesse essere rotto la mia gara è finita. L’organizzazione applica giustamente tolleranza zero. Per fortuna si è rotto solo un pezzo dello zip lo stacco richiudo e riparto.

Onestamente ho temuto il peggio.

E’ piena notte si sale verso il Colle du Bonhomme 2.400mt intorno il 45esimo km. Fa un freddo cane e buio pesto pero’ c’e’ ancora visibilità in questo momento.
Vedo sopra le mie teste una carovana di luci che sembrano perdersi nel cielo mentre in realtà è solo il primo scollinamento verso la vetta.
Sto bene, mi sento energico ed inizio a scalare.
In salita sono un trattore e passo tantissimi altri concorrenti senza rendermene conto siamo in vetta.
Il freddo non è umano ho tre paia di guanti e le mani congelate, il sudore lo sento cristallizzato dentro i mie cinque strati termici di indumenti.
Devo scendere al piu’ presto e mi butto a manetta in discesa, una discesa per fortuna non eccessivamente tecnica che mi permette di recuperare ancora posizioni.

Nel frattempo non salto nessuno dei ristori incontrati durante il percorso, mangiare sempre a piccole dosi è il segreto.
Mi tengo caldo, mi ricarico e sento il mio corpo vivo.

Siamo a valle 1.600mt circa 50km quando inizia l’ascesa verso la seconda vetta, mi sento ancora meglio della prima ed inizio a macinare come un cingolato. Corro tutti i 10km che da 1.600 mi riportano a 2.400.
Notte fonda e cielo stellato non ci posso credere non ci sono piu’ nuvole, si vede la luna che magicamente illumina tutta la notte del monte Bianco al valico tra Francia e Italia.

Colle de la Seigne e Col des Pyramides due vette sali e scendi terribili.
La nebbia è talmente fitta che non si vede a un metro, mi ritrovo insieme ad un Francese ed Americano mentre passiamo il valico tra Francia e Italia.

Uno dei momenti peggiori della gara, le mani sono gonfie, il visto altrettanto e non sento piu’ il resto del corpo. Devo riuscire a resistere ancora in quota mentre un vento contrario ci rimanda indietro. Si fa il doppio della fatica ma ad un certo punto dalla nebbia iniziamo a vedere frontaline sotto di noi ed in un attimo l’euforia si impossessa di noi.

L’unico motivo per cui sono ancora in gara è perchè non piove e riesco fortunatamente a non congelare, i chilometri passano questo mi da un immensa forza.

Nei momenti piu’ bui, su quelle vette, a contatto quasi con le stelle sopra di me ho trovato in mia sorella la forza mentale di non mollare e non ho mollato. E’ come se avessimo fatto un patto che va rispettato ad ogni costo.

Affrontiamo un altro piccolo strappo di qualche chilometro intorno ai 2.000 e ci buttiamo in picchiata verso Courmayeur . Prima che si faccia giorno durante un ristoro in una vallata percepisco un freddo allucinante, il piu’ tremendo fino a quel momento. Il tè caldo del ristoro mi sembra oro colato dentro il mio corpo.

Adesso finalmente è giorno c’è la luce, la luce del sole e non mi sembra vero.
Sto morendo di caldo, ma va benissimo voglio morire di caldo!

Courmayeur è la base vita principale della gara ci arrivo intorno le 7 del mattino sono a 75km metà gara in 13h. So di stare andando molto bene sono nei primi 130 e mi sento benissimo.

In paese c’è un macello bestiale, la gente sembra riesce a trasferirmi carica ed energia positiva che mi serve come l’acqua.

Alla base vita ci sono tutti gli accompagnatori, io purtroppo sono solo ma socializzo con una coppia di Italiani e ci facciamo coraggio.

Mi tolgo gli indumenti fradici e mi metto roba calda e asciutta, la mia colazione è riso in bianco con olio e parmigiano con biscotti e banane.

Tranquillizzo tutti a casa che sono vivo e sto bene, anzi benissimo visto che il tempo sembra buono.

Purtroppo apprendo dei ritiri di Lara e Susy, la gara è bastardissima e ci puo’ stare. Le condizioni meteo estreme hanno solamente messo la classica ciliegina sulla torta.

Da questo momento in avanti conosco il percorso perchè nel 2016 ho preso parte alla CCC quindi mi ricordo quasi tutto. La CCC in pratica sono i 100km finali dell’UTMB . Avendone percorsi 75 me ne restano 100 scarsi..

Dai 1.200 si risale ai 2.000 fa caldo per fortuna.. almeno fino al rifugio Bertone.
Dal Bertone fino al Bonatti si sta sui 2.000 per una decina di km, in questo tratto ho girato con il cellulare il video dove mi diverto a dire stronzate e che in tanti avete visto su fb e instagram.

Era piena mattina c’era luce e stavo divinamente. Sono nei primi 130 sempre in linea di massima, corro con un Indonesiano che vive in California, gli racconto che la prossima estate andro’ in luna di miele proprio dalle sue parti e passiamo un po’ di tempo a parlare di gare negli States.

Luna di miele.. è Sabato e tra cinque giorni mi sposo.. troppo divertente come addio al celibato 🙂

Scherzando e girando video siamo alla valle di Arnouvaz 95esimo km.

Qui mi ricarico per bene di scorte alimentari perchè mi aspetta l’ascesa piu’ lunga verso i quasi 3.000mt del Grand col Ferret. La vetta piu’ temuta dell’UTMB, la vetta che invece mi esalta.
Non ho paura è pieno giorno, c’è solo un piccolo inconveniente.. la nebbia è talmente fitta che la vetta chissà dove sarà.

Inizio a scalare, il respiro si fa piu’ affannato quando si sale tanto l’aria è rarefatta perlopiù se stai correndo ormai da circa 18h senza sosta ed hai preso il peggio che il meteo potesse offrirti.

Arrivati in quota a circa 100km i volontari della tenda mi informano che non siamo piu’ in Italia ma bensi in Svizzera.. “ma che cazzo me ne frega a me” gli dico :), ma parlano solo Francese non capiscono.

Al Grand col Ferret mi fermo un attimo dinnanzi il cartellone che indica dove ci troviamo. E’ un passaggio storico e strategico per UTMB.

Mi aspettano 20km di discesa.. qui mi gioco la gara.
Passo nei primi 110 effettuando molti sorpassi in questa infinita discesa.
Io odio le discese e me ne devo sorbire 20km, sono bastarde perchè se stai bene ti butti come un folle ed io stavo benissimo…

Un terribile strappo al 118esimo mi riporta alla realtà.. arrivo strisciando a Champex-Lac 123km

Se ci pensate mancano meno di 50km…
Da qui inizia l’incubo.

Intanto si sta facendo sera e quindi la temperatura scende drasticamente.
Mangio il mio riso, il mio formaggio, qualche cosa zuccherata ma sono paralizzato dai dolori muscolari figli non solo dei 123km e del dislivello.. ma anche e soprattutto di quella maledetta discesa.

Il Principe (icona del Trail running Siciliano) me lo aveva detto… “Stai calmo..” … si Buonanotte.
Chiamo Ketty che cerca di rincuorarmi e mi dice che ovviamente mancano solo 50km e non mi posso fermare…
Non mi voglio fermare assolutamente neanche io per un milione di buoni motivi..

Sono ancora dentro le mie previsioni intorno o poco sotto le 30h finali, un tempone.

Mi reco in infermeria spiegando i miei problemi ed inizio la mia collaborazione con il paracetamolo..

Riparto verso i 2.000 mt de la Giete, in discesa sono paralizzato totale, mi accompagno ad un Veneto che sta un po’ meglio di me e sul piano mi stacca leggermente..
Arriva la salita dove i miei propulsori funzionano benissimo perchè non devo subire il trauma dell’impatto che invece la pianure e la discesa mi comportano.

Un altra terribile discesa è gia’ buio ed arrivo a Trient 145esimo km.
Qui becco un ragazzo Italiano che ad ogni ristoro (dove è consentito l’accesso agli accompagnatori) è seguito dalla fidanzata, gia’ li avevo notati in precedenza ma adesso ho bisogno di parlare e mi avvicino. Scambiamo quattro battute e gli dico di venire dietro me, ma lui è spappolato e si addormenta.

Io richiamo Ketty e riparto, ho ricaricato la frontale e si riprende a salire.

Sono incazzato nero perchè sono venuto qui per fare tempo e piazzamento ma i dolori sono troppo forti e devo solo cercare di arrivare al traguardo.
Imbottito ancora di paracetamolo mi sparo un altro 2.000mt al confine tra Svizzera e Francia e rientro in territorio Francese.. di questa salita ricordo solo la notte fonda e le frontali sopra di me. Nonostante tutto in salita faccio ancora la differenza e sorpasso diversi concorrenti..

Questa vetta (Les Tseppes) è micidiale, freddissima, fangosissima, scivolosissima.. il peggio del peggio alla secondo notte ed oltre 24h di percorrenza.

Pero’ non ho alternativa la devo superare e poi soprattutto devo riscendere…

Siamo a 150esimo km base vita Vallorcine.. l’ultima base vita.
Notte fonde sia a livello temporale che fisico. Non posso chiamare nessuno a quell’ora la gente normale dorme. So che è Domenica mattina mancano quattro giorni al Matrimonio e sono disperso tra le Alpi Francesi.. ma a me piace cosi.

L’ultima vetta è chiamata “Testa del vento” ma l’organizzazione a causa delle condizioni meteo pessime a cambiato parte della parte finale regalandoci un ascesa terribile tra massi, e radici grandi quanto un camion.

Non ne posso piu’ sono piu’ che spappolato sotto ogni punto di vista ed inizio anche ad essere confuso.
Ricordo che mentre risalivo verso l’ultima vetta de la Flegerè mi ha chiamato Phulk ma non ne ricordo i contenuti 🙂

Arrivo a la Flegerè 161esimo km e si è fatto giorno, l’alba di Domenica 2 Settembre 2018. Sono passati 367 giorni dalla morte di mia sorella e mi mancano solo 10km di infernale tecnica discesa per finire insieme a lei e per lei questa infinita gara.
“The show must go on” dicono gli Americani ed il mio show la mia vita è andata avanti nonostante tutto come tutti questi chilometri corsi fino ad adesso..
Mi sento con Lara che mi aspetta con Cinzia al traguardo a Chamonix

I 10km finali sono talmente tremendi che ve li riassumo in una sola parola… dolore, dolore infinito a tutto il corpo.

Arrivo sul piattone lungofiume di Chamonix e sono contemporaneamente incazzato e felice.
Incazzato nero perchè non ho fatto il tempo cui aspiravo, incazzato nerissimo perchè ho ancora birra in corpo non è quella che è finita ma i dolori hanno avuto il sopravvento.
Felice, felice perchè comunque finire UTMB non ti capita tutti i giorni, finirla in queste condizioni meteo le peggiori per quanto mi riguarda mi rende orgoglioso.

L’anno prossimo o nel 2020 ci riprovo e devo riuscire a centrare il mio obiettivo.

Appena un chilometro prima dell’arrivo vedo Cinzia che mi accompagna live dal suo cellulare fino a quasi la finish line..
Sono Finisher di UTMB 2018, sto bene tutto sommato…

Lara mi stringe in un abbraccio e penso a me, all’ultimo anno, a Ketty, al matrimonio, a tutti i sacrifici, alla mia famiglia e soprattutto a mia sorella che si è sparata 171km con 10.000mt di dislivello…

E’ finita, chiamo Ketty, chiamo casa e adesso finalmente recupero i vestiti ed una bella doccia di 3h per ripulirmi di tutto…

Questa è la mia vita, mi piace e non mi stanca e la voglio vivere tutta cosi.. senza sosta sempre li pronto con razionalità e maturità a spostare l’asticella più in alto.

Viva la vita, godiamocela 🙂