ETNA TRAIL 2021

Ciao a tutti, ci ritroviamo qui a raccontare l’ennesima (ma sempre diversa) avventura sulla nostra amata Mamma Etna che ogni volta ci accoglie e ci avvolge nel suo cerchio magico regalandoci sempre sensazioni ed emozioni che non sono mai, “incredibilmente” simili tra loro.

Siamo nel pieno della nostra splendida e calda Estate Siciliana dove la maggior parte della gente preferisce stare distesa in spiaggia piuttosto che girovagare correndo in lungo, in largo e soprattutto in alto, tra sentieri, canaloni, single track del nostro vulcano.

Quest’anno, giusto per aggiungere del pepe all’insalata, la costante attività eruttiva dell’Etna ci ha omaggiato di un fondo per l’80% sabbioso il che ha estremizzato a livelli massimi lo sforzo atletico a cui il nostro fisico è stato sottoposto, correre 64 km in queste condizioni è come correrne 100 in condizioni normali di Trail.

In effetti l’Etna non è Trail, l’Etna è l’Etna, gareggiare su un vulcano attivo non c’entra nulla con il trail, è una condizione unica e rara nel suo genere, solo chi ha la fortuna di partecipare a questa competizione può averne contezza.

Lo staff di Etna Trail è come sempre straordinario, dal primo istante in cui ogni atleta, ogni accompagnatore, mette piede a Linguaglossa riescono a farti sentire a casa, in famiglia, tutti siamo coccolati, dal primo all’ultimo, senza distinzioni di nessun genere.

Il percorso gara è perfettamente coperto dall’assistenza, il balisaggio è fatto in maniera talmente precisa e scrupolosa che perdersi è impossibile, i ristori sono frequenti, l’acqua non manca mai ed anche quando non vi sono ristori si trova qualcuno dell’organizzazione che prontamente fornisce agli atleti ciò di cui si necessità.

Ho riscontrato un tale livello di professionalità solo all’Ultra Trail del Monte Bianco, che per intenderci, è “La Mecca” del Trail running Internazionale.

Se adeguatamente spinta e sorretta dalle istituzioni e dagli sponsor, sono certo che nel giro di un paio di anni, Etna Trail, può diventare un riferimento Internazionale per il mondo dell’Ultra Trail.

Ma “tuffiamoci” un po’ dentro la gara, che in fondo è il cuore pulsante di tutto, la partenza è fissata per le sei del mattino dunque alle 4 siamo già tutti a “terra” intenti a cercare di far colazione pur non capendo esattamente cosa stiamo mandando giù, ma questo fa parte del gioco.

La temperatura è ottima per i miei parametri, 25° gradi alle sei del mattino mi fanno presagire una giornata calda e torrida come piace a me.

In realtà, a 1.800mt sede della partenza, tira un vento fresco che mi turba non poco, decido comunque di partire in canottiera ragionando in ottica dieci ore di gara in tratti esposti al sole senza nessuna copertura.

I primi dieci chilometri, a dir il vero, come sempre,non me li ricordo tanto (in quanto per chi mi conosce e legge da tempo) sa che le prime due o tre ore “dormo da sveglio” , come spesso accade mi sveglio solo dopo una caduta, ma sono abituato anche a questo.

I primi tre sono top runners di team ufficiali e so che difficilmente a parte “botti” potrò raggiungerli, ma è proprio il più forte di tutti a fare per primo il “botto”, l’Etna ed il caldo non perdonano.

Punto a piazzarmi subito ai piedi del podio, ci tengo a fare risultato ed entrare in premiazione nella gare che contano.

I primi chilometri li corro con il mio mentore, con chi dieci anni fa mi ha introdotto al Trail running, sto parlando di Peppe Cuttaia (con il quale correrò insieme l’Utmb a fine mese), cerchiamo di prendere il ritmo e ci riusciamo tra una risata ed una disanima del percorso in riferimento a ciò che dovremo affrontare.

Si unisce al gruppo il buon Gepi ed altri due atleti nordici.

Siamo all’incirca verso il 20esimo km quando mi stacco un po’ dal gruppo e cerco di cambiare passo, stiamo percorrendo un tratto di sali/scendi dove è possibile tirare e cerco di iniziare la rimonta verso il settimo posto, raggiungo il rifugio Citelli, siamo al 25esimo km dove mi viene comunicato di essere in ottava posizione quindi devo tirare ancora per raggiungere chi mi precede.

Qui troviamo il primo vero tratto ostico, la salita di Serracozzo che mi porta a quota 2.100 e dove incontro Aymeric, con cui tira e molla arriveremo fino in fondo.

In questo tratto di quattro chilometri di salita dove arrivi a toccare il cielo con un dito riesco a scalare due posizioni, ma in salita vado bene è una mia caratteristica, sono in piena trans agonistica e scendere il primo canalone verso i Sartorius mi sembra come bere un bicchiere d’acqua fresca nel deserto.

34esimo km il caldo inizia a farsi sentire sia sotto l’aspetto dell’idratazione sia sotto quello alimentare, bruciamo molto di più di quello che ingeriamo.

I ristori e la riserva personale iniziano a diventare fonte di sopravvivenza indispensabile per portare a termine la gara o fare risultato. Io mi nutro di tutto in gara, passo da dole a salato in un solo boccone, non si mangia per fame, si mangia per necessità, per restare in piedi e non sciogliersi come ghiaccioli al sole.

In questa gara ho preferito spesso prendere del pane con olio, formaggio dolce, molta frutta secca accompagnata da mattoni di crostata e litri di coca.

Può sembrare assurdo ai più, ma chi pratica Ultra Trail sa di cosa parlo, per noi è una “soluzione normale”, Etna Trail come sempre coccola i suoi atleti ed in gara non ti manca mai nulla, neanche quest’anno, nonostante tutte le rotture di palle derivanti dalle disposizioni di sicurezza.

“Tornando in gara” in questo ristoro raccolgo due o tre cadaveri (come mi piace definirli) chi affronta un ultra o comunque una distanza più lunga del normale come se stesse correndo un trail da 20km.
Scoppiati e spappolati.

Arrivo a Piano Provenzano, base vita del 39 esimo km in quinta posizione. insieme ad Aymeric, mangiamo, beviamo al volo e ripartiamo. Un tratto facile in discesa ci accompagna fino alla scalata verso timpa rossa che come sempre si rivela devastante.

Qui arrivo solo, ma so che lui è vicino, alle mie spalle, riesco a vedere un puntino arancione(il colore della sua maglia) nell’immenso nero che ci avvolge, nel successivo tratto, prima dell’ultima terribile ascesa da 1.900 a 2.900, mi raggiunge.

I sei chilometri che ci portano in quota sono un tira e molla bellissimo, lui scala più forte con i bastoncini ma io non demordo ed i metri che perdo li recupero con strappi di corsa, alla fine siamo sempre l’uno a fianco dell’altro fino a quando a tre chilometri dalla vetta decido di dargli a parlare, capiamo che sarebbe stato un gioco al massacro e decidiamo di fare l’ultimo tratto di scalata insieme.
Arrivati in quota l’odore di zolfo ti entra dentro come il profumo di una buona parmigiana di melanzane, troviamo l’ultimo ristoro, mancano 5 km al traguardo, lui è stremato, mi dice di andare perché non riesce più a correre in discesa per via di alcuni problemi muscolari, mi getto a cannone nell’ultimo canalone scendendo “a tutta” sul versante nord del vulcano, uno spettacolo che solo chi ha la fortuna di fare questo sport può comprendere.

Arrivo al traguardo e sono discretamente soddisfatto, era l’ultimo tassello importante prima dell’Utmb a cui mancano circa una ventina di giorni.

Mamma Etna e tutta la squadra di Etna Trail si sono rivelati come ogni anno impeccabili in ogni circostanza ed a loro va il mio ringraziamento per permetterci di vivere esperienze e giornate come questa.